Il posto che non ti aspetti, che cambia assolutamente il metodo di studio e, soprattutto, ti dà la possibilità di abbracciare più materie contemporaneamente, approfondendole in maniera assoluta con lezioni che, a volte, possono risultare pure stancanti a livello mentale.
L’Università è quell’ambiente che, a Catania ma in generale ovunque, dà allo studente una marcia in più. O meglio, l’intento del potenziale laureando è proprio quello di mettersi un gradino davanti a tutti gli altri con un titolo di studio in più. Quando si giunge al quinto anno di liceo, lo studente deve iniziare a pensare se è l’università, quindi la prosecuzione degli studi, ciò che vuole per il suo futuro. Se è meglio tuffarsi nel mondo del lavoro soltanto con il diploma oppure affiancare una laurea in una branca specifica.
Per ragioni di orientamento, il Comune di Catania ha promosso il “Salone dello Studente“, che consiste in una mezza giornata all’interno di un centro fieristico del Catanese dove gli studenti del quarto e del quinto anno del liceo, dal linguistico al classico, passando per lo scientifico e il musicale, si recano nei vari stand delle università locali, nazionali, europee e in alcuni casi anche mondiali, per conoscere i programmi di studio, le differenze tra facoltà, i costi (cosa da non sottovalutare). Ci si fa un’idea e, successivamente, si sceglie.
Scendendo nello specifico, approfondendo dunque le università presenti a Catania, possiamo distinguere l’Università degli Studi di Catania, fondata nel 1434 (la più antica in Sicilia), e la Scuola Superiore, nata nel 1998 in via sperimentale, basandosi sul modello della “Normale” di Pisa.
L’Ateneo catanese è ricco di facoltà, adesso soprannominate “dipartimenti“, che si differenziano in diversi corsi, a seconda dell’indirizzo che si sceglie. L’indirizzo più famoso è, senza dubbio, Giurisprudenza, che studia il diritto, inteso come l’insieme delle istituzioni e delle regole che danno ordine alla società. Questo dipartimento, considerando una graduatoria stilata dal ministero dell’Istruzione, è secondo solo a quello di Bologna. È quindi un’eccellenza, ma come affermò anche il direttore, Roberto Pennisi, è “un successo di cui si parla dopo”.
Si prosegue con il dipartimento di Lettere e Filosofia, meglio conosciute come Scienze Umanistiche, ubicato nel suggestivo scenario del Monastero dei Benedettini. Si compone di 5 corsi per una laurea triennale e 8 per una laurea magistrale. La differenza? Chiaramente, come dice la stessa parola, “triennale” significa che bisogna recarsi all’università per tre anni prima di poter prendere la laurea, mentre “magistrale” è un potenziamento di una determinata disciplina, che può anche essere diversa, come indirizzo, alla facoltà scelta per la triennale. È conseguibile con un corso biennale.
Via via, poi, si differenziano i dipartimenti di Agraria, Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, Scienze della Formazione, Farmacia, Ingegneria elettronica e informatica, Scienze Politiche, Economia, Medicina e Chirurgia. L’Ateneo possiede anche due strutture speciali, vale a dire facoltà che si trovano oltre i confini del territorio catanese: si tratta dell’Università di Lingue, a Ragusa, e Architettura, a Siracusa.
La Scuola Superiore, invece, parte con delle restrizioni particolari. Gli studi devono essere costanti, con una media di 27/30 punti e al mantenimento di almeno sette corsi, di cui due interdisciplinari (argomenti che riguardano sia la classe delle scienze sperimentali che quella delle lettere e delle scienze sociali), due di macroarea (cioè che si rifanno alla materia del corso di appartenenza) e tre specialistici (approfondimenti e, appunto, specializzazione). Gli studenti accedono mediante un pubblico concorso.
Il problema è che a Catania, e in Sicilia, persiste la tanto famosa “fuga di cervelli“, che allontana gli studenti da una formazione universitaria locale, ambendo ad altri atenei nazionali o anche internazionali. Per questo, il rettore Francesco Basile, lo scorso luglio, ha dichiarato di voler promuovere la ricerca universitaria per limitare, appunto, questo fenomeno. Per farlo, è stato avviato formalmente un piano triennale di 4 milioni di euro attraverso due iniziative finalizzate al miglioramento della performance di ateneo. Ad oggi sono 88 i professori potenziali beneficiari, che avranno l’obbligo di presentare un progetto competitivo entro 24 mesi dall’assegnazione della risorsa. Tutto questo per potenziare la partecipazione dei docenti all’interno dell’ateneo di Catania.
Ciò che i ragazzi siciliani lamentano è la mancanza di praticità, poca pratica è troppa teoria. In generale, essi si rifanno al “sistema universitario italiano“, che farebbe acqua da tutte le parti. Un tema che approfondiremo nei prossimi giorni insieme con il rettore Basile.