È notizia recente che dal 2019, la legge di bilancio dovrà tenere conto non solo del Pil ma anche di 12 indicatori che definiscono il Benessere equo e solidale (Bes), tra cui anche l’incidenza del sovrappeso e dell’obesità nella popolazione. I dati saranno quelli raccolti dall’Istat nell’ambito dell’Indagine sugli aspetti della vita quotidiana, in base ai quali viene calcolata la “proporzione standardizzata” di persone di 18 anni e più in sovrappeso o obese sul totale delle persone maggiorenni.
Lo schema di decreto ministeriale afferma che questo indicatore “predice, meglio di altre misure dello stile di vita (ad esempio, sedentarietà, fumo o alcol), il rischio di un ampio spettro di patologie croniche. Chi è obeso corre un rischio tre volte maggiore rispetto ad un normopeso, di contrarre patologie quali il diabete mellito, le dislipidemie, malattie respiratorie e calcolosi della colecisti; il rischio è doppio per malattie cardiovascolari e oncologiche e alterazioni della fertilità. Rappresenta dunque un indicatore utile ai fini della valutazione della sostenibilità degli attuali livelli di salute della popolazione e del loro possibile miglioramento”.
I costi dell’obesità, non solo in termini di salute, sono allarmanti: 5 milioni di italiani sono obesi e 17 milioni sono in sovrappeso. Circa il 10% della perdita di produttività lavorativa dovuta ad assenza per malattia e a disabilità può dipendere da patologie correlate all’obesità. Per l’obesità viene speso l’8% della spesa sanitaria complessiva; tali cifre sono paragonabili a quelle spese per il trattamento di tutte le malattie tumorali.
È auspicabile quindi che anche la classe politica si adoperi a promuovere iniziative che servano a ridurre i costi sociali oltre che in termini di salute. Eppure, nonostante questi dati, ancora in Italia i farmaci utilizzabili sono interamente a spese del malato. Questo riduce notevolmente la capacità prescrittiva da parte della classe medica per gli elevati costi del farmaco. Anche le attese per le visite strumentali sono talmente lunghe da evitare la possibile insorgenza delle complicanze dell’obesità. Anche in questo campo spendere in prevenzione, con un po’ di lungimiranza, farebbe risparmiare un’enormità di soldi e vite umane.