CATANIA – La cannabis ha una storia che risale a oltre 5.000 anni fa nel mondo delle terapie. Il suo utilizzo in medicina è ancora oggetto di studio e viene, anche oggi, prescritta ai pazienti che soffrono di diverse patologie.
In medicina viene impiegato il cannabidiolo, un derivato della cannabis, diverso dalla sostanza d’abuso che si chiama tetraidrocannabinolo.
Le ricerche hanno dato risultati molto promettenti ma la ricerca in tal senso è limitata. Al momento non c’è evidenza medica a sostengo dell’uso della cannabis terapeutica per il trattamento della cefalea, alcuni risultati preliminari hanno tuttavia incoraggiato a proseguire con le ricerche in questa direzione.
Dalle ricerche i cannabinoidi sembra che siano sicuri ed efficaci nell’alleviare il dolore cronico ma sono necessarie ulteriori ricerche e sperimentazioni, nonché dati per stabilire la loro adeguata applicazione clinica.
Le terapie a base di cannabidiolo sono varie e i pazienti affetti da tumori maligni a diversi stadi potrebbero essere candidati a queste terapie. Il trattamento si basa sulla riduzione della nausea, vomito e il trattamento del dolore che vengono causati dalla chemioterapia. Nelle malattie croniche intestinali il cannabidiolo è d’aiuto per alleviare diarrea e perdita d’appetito. Tuttavia mancano ancora studi clinici per dimostrare efficacia, sicurezza e tollerabilità di questo tipo di farmaco.
Abbiamo chiesto al dottor Silvio Calabrò di illustrarci i benefici della cannabis nei pazienti affetti da sclerosi multipla. Esiste un farmaco per la riduzione dell’ipertono spastico nelle fasi avanzate della malattia. “È un aiuto fondamentale, aiuta a decontratturare il muscolo, può aiutare anche sotto altri aspetti, come dal punto di vista urinario, ma è usato prettamente per ridurre la rigidità”, spiega l’esperto.
Il farmaco si presenta sotto forma liquida: “Si inizia da un singolo spruzzo, sulle pareti della bocca. Poi, il paziente, con l’aiuto del medico, capirà qual è il dosaggio giusto senza esagerare”.
Per aver prescritto questo farmaco il paziente deve prendere farmaci miorilassanti, deve essere inserito nella piattaforma online dell’AIFA (Agenzia Italiana del FArmaco) che dirà se il paziente è elegibile al trattamento. Inoltre il paziente deve avere criteri particolari per essere idoneo al trattamento.
Delle ricerche mediche e scientifiche, dunque, che potrebbero dare una svolta positiva alla vita di moltissimi malati.
Foto: Huffigton Post