La cardiopatia ischemica, di solito gestita in maniera integrata con lo specialista, è una delle condizioni morbose più importanti da prevenire e da prendere in carico per il medico di famiglia. Tanti sono i quadri clinici con cui può presentarsi, dall’angina instabile e stabile, all’infarto del miocardio non q, a quello trans murale, per non considerare i casi che esordiscono con aritmie, scompenso cardiaco, morte improvvisa.
La cardiopatia ischemica può essere inattesa con esordio clinico rappresentato da morte improvvisa o con esordio talmente grave da mettere in pericolo la vita di un soggetto in apparenza normale. Tante altre volte si presenta come evento prevedibile in considerazione dell’elevato rischio cardiovascolare già noto. Molte persone hanno con il tempo una evoluzione relativamente stabile tanto da consentire una autonoma gestione da parte del medico di famiglia. La malattia cardiaca ischemica può evolvere verso lo scompenso cardiaco determinando anche quadri acuti instabili che necessitano di interventi intensivi con necessità nel tempo di rivalutare i rischi.
Il medico di famiglia deve avere, in ogni caso, consapevolezza e conoscenza della condizione clinica del suo malato, stabilendo col malato ischemico un rapporto di condivisione ricordando che lo stile di vita ha molta influenza sul decorso della sua condizione di malato.
La cardiopatia ischemica rappresenta la causa principale di morte nei paesi economicamente sviluppati. Dall’età adulta in poi si deve avere attenzione in particolare nei soggetti con fattori di rischio quali diabete mellito tipo 2 , ipercolesterolemia familiare, anomalie coronariche.
La nostra popolazione ha minore rischio assoluto rispetto agli U.s.a., con prevalenza di malattia ischemica che aumenta con l’età sia nell’uomo che nella donna, anche se l’infarto è più frequente circa tre volte nell’uomo.
In relazione alla efficacia dell’intervento attuale l’infarto ha una mortalità in fase acuta inferiore rispetto al recente passato. La diagnosi è’ oggi molto più facile, anche per la maggiore conoscenza dei sintomi da parte delle persone, con ricorso più veloce in ospedale, dove vi sono disponibili possibilità diagnostico terapeutiche più efficaci. Oggi si evidenziano più facilmente anche le piccole necrosi che prima passavano inosservate. Ne deriva che il m.m.g. ha oggi in carico un maggior numero di persone malate di cardiopatia ischemica che nel passato, con molti soggetti ad elevato rischio di complicanze cardiovascolari maggiori, con necessità di follow up più accurato.
D’altra parte il raggiungimento veloce, attraverso il sistema 118, dell’emodinamica, con attivazione della rete tempo dipendente, ha migliorato di molto la prognosi di questi malati in acuto con sopravvivenza di soggetti che in passato sarebbero deceduti . Ne consegue un numero importante di persone che dopo l’infarto hanno un aumentato rischio di instabilità clinica in età più avanzata con probabile frequente tardiva insorgenza di insufficienza cardiaca.
Si tratta quindi di dovere assistere per il medico di famiglia un numero rilevante di cardiopatici cronici, affetti spesso anche da altre malattie, fragili e complessi, gestiti domiciliarmente per tanti anni. Ne consegue ovviamente la necessità di organizzarsi costituendo con le altre figure sanitarie una vera rete assistenziale territoriale.
L’esordio della cardiopatia ischemica clinicamente può essere drammatico ed inaspettato tanto che la morte cardiaca improvvisa coronarica rappresenta la maggioranza delle morti cardiache improvvise. Urge in tal senso il potenziamento del servizio di urgenza emergenza territoriale 118 incrementando gli interventi di prevenzione e cura nei soggetti a rischio.