CATANIA – Sono passate meno di 24 ore e la Dirigente scolastica della scuola media statale “Quirino Maiorana” di Catania, Elvira Corrao, sembra ancora scossa. Non tanto per quello che è successo quanto e soprattutto perché ha realizzato che, in caso di emergenze, ci si può ritrovare davvero soli. E ha deciso di parlare in esclusiva ai microfoni di Newsicilia.it e di lanciare il suo appello.
Ma procediamo con ordine, anche per comprendere meglio quali possano essere le paure e le responsabilità di una preside.
Ieri, intorno alle 13,45, con gli alunni della scuola che già avevano, tutti, lasciato l’edificio, si sono sentiti dei forti spari. “Non abbiamo subito realizzato di cosa si trattasse – esordisce, ancora turbata, la dirigente scolastica Elvira Corrao – e, dunque, ci siamo preoccupati parecchio. Anche perché non riuscivamo a capire se si trattava di colpi d’arma da fuoco o di fuochi pirotecnici. Una volta accertato che gli spari arrivavano dalla parte esterna alla scuola e sapendo che tutti gli alunni e i docenti erano già lontani dall’edificio scolastico ho intimato al personale Ata di chiudere finestre, porte e cancelli per evitare che qualcuno potesse entrare all’interno del cortile“.
A quanto si dice, però, all’interno qualcuno era già entrato, scavalcando con facilità la recinzione e usando le scale esterne di emergenza della scuola che portano sui tetti. Quella sarebbe stata la postazione giusta per avvisare qualche detenuto del carcere di piazza Lanza che da lì a poco sarebbero stati sparati i fuochi d’artificio per qualche “ricorrenza” speciale. Queste, almeno, le voci ufficiose che circolano nel quartiere. E così è stato: dal marciapiede di via Enrico Ferri (a lato della scuola che ha l’ingresso principale in Via Cesare Beccaria, ndr) sono stati sparati fuochi pirotecnici, mortaretti, razzi. Un frastuono degno delle festività agatine. Per rendere omaggio a qualche detenuto della casa circondariale che si trova proprio di fronte all’edificio scolastico. Ovvia la paura della Dirigente che, immediatamente, si è premurata di chiamare le forze dell’ordine. Ma, dall’altro capo del telefono (probabilmente a causa delle fatidiche “lungaggini” del “numero unico di emergenza”, il 112) non c’è stata la stessa prontezza nel rispondere.
Il peggio, adesso, è passato. Ma i dubbi e le perplessità restano: e se l’emergenza fosse stata di ben più grave entità? Se gli spari fossero stati di altro tipo? Se fossero avvenuti all’interno della scuola e, magari, con gli alunni ancora nelle classi? Insomma cosa chiedere a chi dovrebbe assicurare la sicurezza dei nostri figli e di chi sul posto di lavoro vorrebbe andarci con maggiore serenità. La preside Elvira Corrao avanza delle richieste ben precise.
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