CATANIA – Non sembra poter avere fine l’angosciante odissea tedesca che stanno vivendo i due attivisti catanesi, Orazio Sciuto e Alessandro Rapisarda, fermati poco dopo gli scontri scoppiati ad Amburgo durante il G20 avvenuto a luglio.
A poco più di un mese dall’arresto la situazione non sembra arrivare a una svolta, anzi sembrerebbe diventare sempre più difficile a causa di una quasi totale mancanza di dialogo tra le istituzioni tedesche e quelle italiane circa questa situazione.
Oltre ai due attivisti etnei, ci sono infatti altri italiani che sono finiti in manette. Tra gli altri sembrerebbe esserci stato un accanimento nei confronti degli stranieri ( spagnoli, francesi e italiani principalmente) che hanno partecipato alla manifestazione.
In totale sono stati 20, tra cui sei italiani, i soggetti finiti in manette a causa degli scontri avvenuti tra il 6 e il 9 luglio. L’accusa mossa nei loro confronti sembra essere quella di aver lanciato degli oggetti (si parla di una bottiglia di vetro) contro un militare tedesco. Tutta la scena sarebbe stata testimoniata da un altro militare presente durante l’accaduto che, però, avrebbe affermato che questo fatto non ha causato alcuna ripercussione al soldato colpito.
Alessandro Rapisarda è stato fermato nella notte tra il 6 e il 7 luglio mentre si trovava fuori da un bar di Amburgo con una bottiglia di birra in mano. Secondo l’accusa, infatti, un poliziotto avrebbe dichiarato di averlo riconosciuto come uno dei manifestanti più aggressivi e quindi di averlo fermato. Orazio Sciuto, invece, è stato arrestato il giorno dopo (7 luglio) con la stessa accusa di Alessandro.
Il 18 luglio, circa 10 giorni dopo gli arresti, c’è stata l’udienza di riesame dei vari casi dove le speranze di scarcerazione sono state demolite da un insolito muro elevato dalla giurisprudenza tedesca che, non solo non ha voluto ascoltare la difesa dei ragazzi arrestati, ma non ha nemmeno accettato la richiesta di cauzione che era stata proposta dai legali degli imputati.
Da circa un mese c’è una grande mobilitazione per i due attivisti etnei ancora oggi rinchiusi nel carcere “Billwerder” di Amburgo. Sono state infatti tante le iniziative e manifestazioni che sono state portate avanti a Catania per cercare di sensibilizzare le autorità a dare una mano ai due ragazzi. Tanti striscioni con lo slogan “Orazio e Ale liberi subito” sono stati appesi per la città oltre ad alcuni presidi organizzati sotto la prefettura.
Molto attivo in questa delicatissima situazione è il Centro Sociale Liotru, di cui i due ragazzi catanesi fanno parte. Questo movimento sta portando avanti numerose iniziative in questi mesi il cui scopo sarà quello di riuscire a raccogliere dei fondi per pagare le spese legali. Si tratta di una iniziativa che è stata accolta anche da altri movimenti, italiani e non, che si sono uniti per aiutare anche tutti gli altri ragazzi al momento detenuti ad Amburgo.
Resta comunque grande preoccupazione per le sorti dei due attivisti. “Nonostante fossero state presentate le cauzioni, il tribunale tedesco ha deciso, senza fornire alcuna motivazione sul piano giudiziario, di mantenere la custodia cautelare su più di venti persone, facendo dei processi lampo tutti con lo stesso esito” hanno affermato alcuni esponenti del Centro Sociale Liotru.
“Nessuna sorpresa, sappiamo bene che questa non è altro che la risposta giudiziaria delle istituzioni e della polizia tedesca che prova a scoraggiare e punire chi ha preso parte a tre importanti giornate di lotta, come quelle contro il G20 di Amburgo. Un processo politico, non giudiziario, quello a cui hanno sottoposto tutti i detenuti ad Amburgo. Ora sta a tutti e tutte noi – hanno concluso – portare la massima solidarietà a chi ancora si trova nelle carceri tedesche”.
Si tratta di una situazione molto delicata che vede, da un mese a questa parte ormai, uno scontro molto complicato fra le autorità tedesche e quelle degli altri Stati che si sono ritrovati inclusi in questa triste vicenda. Una triste vicenda che al momento vede davvero lontana una soluzione che possa portare Orazio e Alessandro di nuovo a casa.