CATANIA – Lavorano nei tribunali, agli sportelli dell’Inps, dell’Inail e dell’Aci, ricevono il pubblico alle agenzie fiscali, negli ordini professionali. Sono i lavoratori delle funzioni centrali, dipendenti del pubblico impiego che garantiscono servizi alla collettività, dalle pensioni al controllo dell’ordine pubblico, alla sicurezza sul lavoro.
Ieri, in piazza Stesicoro, hanno incontrato i cittadini catanesi assieme alle organizzazioni sindacali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa, nella quarta giornata di mobilitazione in vista della manifestazione di Roma dell’8 novembre prossimo.
Denunciano tagli a istituti di eccellenza, contratti fermi da sette anni, una perdita di potere d’acquisto mediamente di circa 4000 euro ciascuno, un turn-over bloccato, una spending-review fatta a parole e sprechi in consulenze e appalti esterni.
«Gli aumenti li abbiamo visti solo nel numero dirigenti – ribadiscono i segretari generali provinciali Armando Coco (Cisl Fp) e Armando Algozzino (Uil Pa) – mentre siamo ben al di sotto del personale stabilito già dai decreti Brunetta e Monti, diminuiscono i presidi delle forze dell’ordine e le professionalità interne vengono mortificate».
Come si fa a garantire la sicurezza se diminuiscono i controlli?
In Italia, dal 2009 al 2013, il personale addetto al controllo di legalità è diminuito di quasi il 20%:
Inail, da 566 unità a 361, di cui 12 incomprensibilmente in esubero;
Inps da 1.653 ispettori a 1.459;
Ministero del Lavoro, da 3.678 unità a 2.939, un buon numero dei quali distolti dall’attività ispettiva a causa delle carenze di organico.
Sempre meno dipendenti, sempre più anziani: dal 2007 al 2012 i dipendenti pubblici a tempo indeterminato sono diminuiti di 23mila unità, -5,7%. Nelle amministrazioni centrali, siamo a -11,2%, quasi il doppio.
Tra blocco del turn-over e riforma Fornero, l’età media dei dipendenti pubblici è salita a 49 anni (nel 2001 era 43,5). Va peggio per i Ministeri (età media 52 anni), gli Enti pubblici non economici (51 anni), le Agenzie Fiscali (50 anni).
«Il modello di ministero in Italia è ancora quello nato nell’Ottocento – concludono Coco e Algozzino – invece ci sarebbe tanto da innovare: articolazione sul territorio, organizzazione interna, competenze. Ad esempio, realizzare in ogni territorio una “casa dei servizi centrali”, che abbatterebbe i costi di gestione e semplificherebbe la vita a cittadini e imprese. Stabilizzare in modo mirato i contratti a tempo determinato e immettere tramite concorso giovani professionisti preparati da affiancare ai dipendenti più esperti, per aggiornare le competenze senza disperdere quelle accumulate».