Ancora sul numero unico: problemi e perplessità

Ancora sul numero unico: problemi e perplessità

Non possono non essere segnalate alla pubblica attenzione, nonché alle istituzioni di ogni ordine e grado, le importanti criticità, ai fini del pubblico soccorso, derivanti dall’attivazione del numero unico per l’emergenza, nella nostra macroarea anche per la semplice considerazione che ciò che viene affermato circa le problematiche emerse è non solo dimostrabile, ma già osservato e segnalato da molti protagonisti diretti del nuovo sistema di intervento, come peraltro dimostrato dalle uguali precedenti esperienze in merito, nazionali e non solo.

Mi pare una pessima idea, quindi, far finta che non esista alcun problema, nella considerazione che non possiamo occuparci delle questioni solo quando ci riguardano personalmente. Di sicuro la centrale unica di risposta nasce con lo scopo di rappresentare una opportunità per i cittadini che devono, in urgenza ed emergenza, chiamare numeri di pubblico interesse, importanti per la loro sicurezza e quella degli altri, compresa la emergenza sanitaria. È tuttavia al di fuori di ogni ragionevole dubbio che occorre mantenere ben saldo il rapporto o meglio il legame con il territorio di competenza. Ne deriva che risulta essere indispensabile che le risposte delle centrali operative di secondo livello, quelle materialmente competenti per l’intervento, debbano essere pertinenti, quindi appropriate, senza errori o ritardi purtroppo al momento frequenti, con necessità di impiego di operatori esperti e tecnologia compatibile cioè adatta ad un ottimale trasferimento e ricezione finale delle chiamate, importante in ogni caso ed in particolare in sanità, dove la possibilità di errore o la dilatazione dei tempi di intervento mette in crisi un delicato sistema, spesso tempo dipendente per molte condizioni di salute come le cardiovascolari, di base per arcani motivi purtroppo sottodimensionati rispetto alle reali concrete e vere esigenze.

L’obbligo dell’attivazione di un numero unico della emergenza, che ci deriva dalla Comunità Europea, è nostra opinione che debba essere per il nostro territorio una opportunità, non essendo naturalmente compatibile con il diritto alla salute e con la sicurezza delle cure una dilatazione dei tempi di intervento, specie se accompagnata ad una, vedremo se solo teorica, maggiore possibilità di errore, causa l’intervento di più soggetti, con un passaggio finale della materiale competenza di intervento comunque alle attuali centrali operative, già esistenti, che mi pare dovrebbero essere tecnologicamente compatibili e funzionali alla facile trasmissione e ricezione delle richieste che come noto sono ora recepite e poi trasferite dalla centrale unica di risposta alle centrali operative di secondo livello.

Senza nulla togliere a nessuno il personale deve naturalmente essere pienamente integrato con quello delle centrali operative già esistenti, nonché adeguatamente qualificato nella rapida individuazione del bisogno, ricordando tuttavia che se lo stesso è di tipo sanitario, risulta evidente la necessità di particolare esperienza, trattandosi di interventi in cui tempi ed adeguatezza nella risposta fanno la differenza fra vita, qualità di vita e morte come peraltro anche per gli interventi di forze dell’ordine e vigili del fuoco. 

Domenico-Grimaldi