Padoan, le banche e una zavorra sicula

Padoan, le banche e una zavorra sicula

PALERMO – Per il ministro Padoan l’Italia è in piena ripresa e. addirittura, va meglio di altri Stati dell’Ue, anche se ancora non si vede. Come risposta non c’è che dire, se si riferisce esclusivamente alle banche e ai loro manager, di mezzo Stivale e senza le Isole comprese. Cavolo! Scusate la frivola e attenta affermazione, ma la crediamo opportuna ed usata al momento giusto; salvare le banche venete con 30 miliardi di soldi pubblici ed ancora miliardi da spendere, perché il Ministero del Tesoro diventi il maggiore azionista del Monte dei Paschi di Siena, é una cosa primaria e tale da consentire a quest’ultimo istituto di credito di entrare, il prossimo anno, a Piazza Affari. Mentre la grossa fetta delle industrie, delle fabbriche italiane, l’agricoltura e le aziende agricole, vanno in malora perché destinate ad un progressivo e vorticoso declino con le ripercussioni negative sul piano lavorativo ed occupazionale.

Se queste sono azioni di governo da condividere ci sembra giusto anche porre dei piccoli dubbi: Il o la (vedete voi se chiamarlo Istituto di Credito, o banca, o associazione per impossesso ricattatorio e per sfruttamento di soldi pubblici) Monte dei paschi, ha chiuso con un bilancio in perdita di 3,6 miliardi di euro e con le previsioni di salvataggio pari 5,4 miliardi di euro. Lo Stato italiano, tramite il Ministero del Tesoro, entro la fine del mese, sarà il primo azionista, ma con un taglio di esuberi di 5.500 dipendenti e 600 filiali da chiudere per poi raggiungere nel 2021, sempre in fase previsionale e non di natura certa, un utile di 1,2 miliardi di euro.

In buona sostanza, il Governo italiano, con i soldi dei cittadini, investirà 5,4 miliardi per ottenere un aumento della disoccupazione e sognare che nel 2021 la banca guadagni un miliardo e duecento milioni e non è finita perché le sofferenze ammontano a quasi 30 miliardi, dei quali 26 verranno dismessi mediante la cartolarizzazione, da affidare a terzi intermediari speculatori per un prezzo complessivo di 5 miliardi e mezzo, pari ad un ipotetico ricavo del 21 per cento.

Perdite di cifre colossali in negativo e forse è meglio che ci fermiamo qui e chiedere a Piercarlo Padoan: ma è sicuro che il principe De Curtis non si rivolti per un migliaio di volte nella tomba al grido “E io pago … e io pagooo!”. No, il ministro dell’Economia, potrà rispondere che oggi non siamo più negli anni ’60, oggi facciamo parte dell’Unione europea e prima di tutto e di tutti gli italiani (i siciliani non esistono affatto nel pianeta della globalizzazione, ma in un altro, … lo leggerete dopo!) vengono gli affari di Piazza Affari; è la borsa che comanda ad opera della Bce ed in primis gli umori e la bramosia di comando delle banche mondiali che di primo mattino condizionano a proprio uso e consumo le economie di tutti e a toglierci dalle tasche quello che vogliono direttamente ed indirettamente.

Ma allora noi siciliani, per investimenti pubblici, riguardo ai nostri bisogni di inversione di tendenza per creare lavoro e attività di riossigenazione dell’intero territorio isolano, sotto tutti i punti di vista necessari, quanto tempo dobbiamo ancora aspettare? La risposta, a fine disamina, plausibile e semplice sarebbe: “Voi, con la becera ed inutile classe politica che vi addossate e sostenete a fior di quattrini, per dabbenaggine, superficialità, disinteresse e per incapacità siete finiti nel pianeta dei ‘sodomizzati’, ovvero dell’ultima postazione che ha definito il grande Sciascia nel fare la classifica dei siciliani … Pigghia ’nculu!”.

Giuseppe Firrincieli