CATANIA – “Un padre e una madre campano cento figli e cento figli non campano un padre e una madre”, cita così un detto antico che evidenzia la differenza tra genitori e figli.
I figli crescono e i genitori invecchiano ma, sempre più spesso, sono proprio questi ultimi ad essere “abbandonati” o “accantonati” da coloro che proprio un padre e una madre – con tanto amore – hanno messo al mondo.
Il ciclo della vita è noto a tutti: un uomo e una donna si innamorano, creano il loro nucleo familiare, mettono al mondo le loro creature, le crescono, insegnano loro la vita e i valori sperando, un giorno, di ritrovarsi – con le rughe e i capelli bianchi – accuditi da loro stesse, amati come loro hanno fatto, compresi come un padre e una madre fanno e perdonati.
Sempre più spesso, invece, quei genitori tanto premurosi si ritrovano – ormai anziani – completamente da soli e abbandonati a se stessi. Quando un figlio è ormai adulto e ha trovato la compagna della vita, si crea una famiglia e decide di “staccarsi” da quello scoglio familiare e iniziare una vita nuova dimenticando – nella maggior parte dei casi – dove è iniziato tutto.
Figli impegnati con il lavoro, la moglie, i bambini, le difficoltà economiche, i problemi della vita che, sempre più spesso, decidono di lasciare al proprio destino la madre e il padre. Anziani lasciati soli in casa con una chiamata ogni tanto, una visita la domenica, un accompagnamento alle visite mediche e un litigio con i fratelli. Perché sì, diciamocela tutta, molto spesso tutto inizia con le liti tra fratelli e sorelle. Chi deve badare ai genitori anziani? Chi si assume la responsabilità di farli vivere dignitosamente? Chi li aiuta a concludere al meglio la loro vita con tanta pazienza, come loro hanno fatto con loro, senza chiedere nulla in cambio?
Anziani trovati morti in casa: protagonista è il dramma della solitudine.
Quello che forse un figlio non sa è che in Italia ci sono diverse leggi che lo obbligano ad una serie di servizi nei confronti dei genitori. Prima su tutte è quella di “prestare la necessaria assistenza economica”. La legge, infatti, prevede che “chi versa in stato di bisogno e non è in grado di provvedere al proprio mantenimento” può chiedere ed ottenere gli alimenti a diverse persone, tra cui espressamente anche i figli. Pertanto i figli sono tenuti per legge a versare ai genitori i cosiddetti alimenti.
Nel caso in cui, al genitore anziano vengano fatti mancare i mezzi di sussistenza da parte degli obbligati (i figli), il rischio è quello di dover rispondere del reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare punito con la reclusione fino a un anno e con la multa da 103 euro a 1.032 euro.
Il punto principale è che non basta dare assistenza economica ai propri genitori, nella maggior parte dei casi, conta più quella “morale”. Cosa si intende per assistenza morale? Significa una sola cosa: non abbandonarli.
I figli che non prestano all’anziano genitore cure e assistenza dovranno rispondere del reato di “abbandono di minori o persone incapaci”. Al riguardo la legge prevede che “chiunque abbandona una persona incapace, per malattia di mente o di corpo, per vecchiaia, o per altra causa, di provvedere a se stessa, e della quale abbia la custodia o debba avere cura, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni”.
Questo perché un anziano abbandonato equivale ad un minore abbandonato. Da grandi si ritorna piccini. Ed è per questo che lo stesso amore e la stessa pazienza che un padre e una madre hanno avuto con i loro bambini, quegli stessi bambini, ormai diventati adulti, devono avere con i loro genitori. Per ricambiarli, magari, per tutto quello che gli hanno dato. Per tutte le cose belle e anche quelle brutte. Per tutte le volte che non meritavano di essere perdonati e invece l’hanno fatto. Per tutte le volte in cui potevano abbandonarli ed invece erano lì a stringergli la mano. La stessa mano che un figlio non dovrebbe mai lasciare.