Quel blues man di Pino Daniele

Quel blues man di Pino Daniele

Finalmente è arrivato il fine settimana, penso. Sono stati giorni intensi tra la stanchezza e il caldo che si fa più forte. Mi siedo in un bar, ordino da bere e mi assento dai rumori che mi circondano. Attorno a me solo il suono delle onde che come divertite si infrangono sugli scogli e il vento che compiaciuto mi spettina i capelli. D’imprivviso vengo riportata alla realtà dal suono di una fisarmonica che richiama la mia attenzione. Rido. Sembra una strana coincidenza, eppure è così. Il brano di sottofondo è “Na tazzulella e cafè”, di Pino Daniele il prossimo artista su cui avevo pensato di scrivere, uno di quei pochissimi musicisti italiani di stampo e di formazione blues.

Alcuni anni fa avevo letto qualcosa su di lui, dopo la sua scomparsa prematura. Giuseppe Daniele, conosciuto nel mondo intero e dal suo “popolo napoletano” come Pino Daniele, nasce il 19 marzo 1955. Quest’uomo, straordinario talento, a soli 14 anni, si avvicina al mondo della musica imbracciando una chitarra che imparerà da solo perchè il piccolo Giuseppe viene da una famiglia povera e non può neanche permettersi il lusso di acquistare la foto di classe di fine anno scolastico.

Come capita a tutti gli artisti, anche Pino è stato influenzato da diversi stili e maestri che sono stati per lui fonte di ispirazione, passando da Elvis Presley a Roberto Murolo, dando vita poi ad uno stile che lui stesso definì “Tarumbò” per indicare la mescolanza di tarantella e blues, dal rock al jazz e alla musica tradizionale napoletana.

Ma Pino Daniele non è soltanto un artista, ha qualcosa di più e il “genio” che era in lui lo aveva capito anche Renzo Arbore che, sempre attento alla ricerca di giovani emergenti, gli permette di partecipare alla sua trasmissione radiofonica “Alto gradimento”, promuovendo il suo primo album semplicemente dal titolo “Pino Daniele” che include la famosissima “Je so pazzo”.

Ma Pino Daniele non è soltanto un artista ma è l’artista che esprime attraverso la musica antiche conoscenze, segreti che vanno dal mistico al divino. Con l’album “Nero a metà” che lo consacrerà al mondo della musica, con la consegna delle chiavi per l’accesso alla porta d’ingresso, la dice assai lunga. Lui sa di venire da molto lontano, ne è la prova la sua voce da bluesman e la sua voglia di scrivere ancora musica là dove neanche il tempo abbia voluto fermarlo. Io ancora non c’ero ma l’album “Vai mò” del 1981 mi ha subito conquistata, carico di brani eccezionali come “Yes i know my way” e “Notte che se ne va” e “Ma che ho” che descrivono e mettono a nudo la vera natura di Pino. Mi spiego? Lui conosceva bene la sua strada ed era come se lui e il blues si fossero ritrovati nuovamente in questa vita ripristinando il vecchio legame che li aveva uniti in altre. Pino Daniele, insomma, aveva il jazz nell’anima.

Risale al 1990 l’incontro con Mick Goodrick, grande chitarrista jazz americano. I due daranno vita all’album “Un uomo in blues” ricordato per i brani come “Femmena”, ”O’ scarrafone” e poi “Sotto ‘o sole” e la bellissima “Quando”.

Gli anni ’90 contribuiranno all’ascesa, sul piano evolutivo musicale e personale, di Pino Daniele. Del 1995 è la realizzazione dell’album “Non calpestare i fiori nel deserto” e nel 1997 sarà la volta dell’album “Dimmi cosa succede sulla terra”, dove in entrambi i lavori, si allontana dalla contaminazione funky e dal dialetto napoletano, per abbracciare sonorità pop con forti influenze orientali e nordafricane, mescolando tutto con l’ormai consolidato blues. Lo stile è ormai cambiato, Pino Daniele anche. Si presenterà, infatti, con capelli corti brizzolati e pizzetto con un nuovo lavoro dal titolo “Medina” la cui famosa “Mareluna” ci canta un Pino Daniele amante della vita e delle bellezze che ci circondano, della notte che è amica ispiratrice degli artisti: “Mareluna questa notte sarai mia ancora fino a che la luce arriva ed allora la luna se ne andrà…”.

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Pino Daniele aveva un animo sensibile. Lui che attraverso la sua musica ha voluto lanciare messaggi forti all’intera umanità, urla di speranza come in una profonda e sincera missione, lo fa anche nel brano “Anna verrà” ricordando la figura dell’attrice Anna Magnani scomparsa nel 1973, come un rito per il ritorno della pace e la fine di ogni guerra. Un filo invisibile a noi ma forte ed evidente ai loro occhi, sarà quello che lo legherà all’amico attore Massimo Troisi, tanto che la morte prenderà le loro vite allo stesso identico modo. Pino Daniele, infatti, morirà stroncato da un infarto il 5 gennaio del 2015 per seguire chissà quale altra missione, per comporre e scrivere altra musica, chissà in quale altro mondo pieno di sole che lo aiuterà a sognare ancora.