PALERMO – Guardate che non abbiamo per nulla esagerato nel precedente servizio, riguardante i festeggiamenti dei settant’anni dello Statuto siciliano, quando abbiamo proposto al Governo italiano di mettere in vendita la Sicilia ad altre Nazioni, visto che l’Isola è diventata una zavorra molto ingombrante e il ricavato di vendita andrebbe ad alleviare il debito pubblico.
La mazzata finale, che giustifica ancora di più la suddetta idea, è arrivata con i report di Eurispes e Acli che presentano una situazione regionale catastrofica, con l’emersione di dati sulla disoccupazione pari al 57,2 per cento e con un reddito pro capite di gran lunga inferiore a quello italiano; più del 10 per cento della popolazione nell’Isola è in mano agli usurai. Dove dobbiamo andare a parare? Se poi dobbiamo sentire anche Crocetta, il presidente della Regione, che insiste sulla sua ricandidatura a Palazzo d’Orleans chiedendo al Pd di essere giudicato positivamente, per i fatti realizzati lungo i suoi cinque anni di governo regionale e, di conseguenza, essere risostenuto alle elezioni del prossimo novembre; se ancora dobbiamo sentire dalla stampa che Gentiloni va in Cina a fare accordi con l’Imprenditoria locale e aprire loro le frontiere dei porti di Genova e Venezia, ignorando completamente quello di Augusta ed altri attracchi commerciali siciliani. Cosa ci rimane da dire? È come se ci trovassimo in un’arena e dagli spalti ci tirano le pietre, altro che zagare e scooter elettrici a Taormina in attesa del G7!
I Siciliani hanno anche una propria identità e forse è arrivato il tempo di rispolverarla e pensare di uscire dal vortice dell’assistenzialismo in cui soporiferamente si vive da molto tempo. E per tale motivo, abbiamo pensato di rispolverare un vecchio manifesto, dal contenuto satirico dal titolo “Volantini per l’Indipendenza – decalogo per il perfetto unitario” e ad opera di gruppi indipendentisti, affisso nei muri della città di Messina, proprio il 17 maggio del 1944; “SONO UNITARIO perché la Sicilia è stata per l’Italia una ricca colonia e perché, come tale, tutto deve dare e nulla dev’esserle concesso. Questo ‘Onore’, che l’isola mia ha goduto per oltre 16 lustri, ardentemente desidero che le sia concesso in perpetuo. SONO UNITARIO anche a cagione dell’irrefrenabile ‘amore’ che per noi, miserabili… sudici, hanno professato e professano i grandi fratelli nordici. Questi infatti, con commovente premura e ‘delicatezza’, hanno ogn’ora carezzato il nostro orecchio chiamandoci coloniali, marocchini, mafiosi, briganti, incivili, barbari, ignoranti, bastardi, ecc., epiteti troppo… lusinghieri perché vi si possa rinunziare senza sentirci terribilmente straziato il cuore… SONO UNITARIO per tutto il bene che l’Italia mia adorata mi ha prodigato durante il suo ‘delizioso’ dominio e per le decine e decine di migliaia di morti, feriti, mutilati e dispersi che la Sicilia ha avuto nelle varie guerre, risoltesi poi sempre a beneficio dei ‘cari fratelli’ di lassù. SONO UNITARIO per i miliardi di lire di tasse, dal contribuente siciliano con… frenetica gioia versati all’erario italiano, dietro formale impegno del patrio governo che non si sarebbe mai permesso di restituirceli sotto forma di opere pubbliche, ospedali ecc., il che ci avrebbe profondamente offesi e umiliati. SONO UNITARIO perché l’Italia mi ha sempre ‘maternamente’ impedito di commettere cattive azioni, quali, ad esempio, quella di sviluppare industrie in Sicilia per migliorare il mio tenore di vita e quello dei miei figli. Delitto che mi son ben guardato dal commettere anche perché non mi sarebbe stato certo perdonato. SONO UNITARIO perché le modeste industrie che ero riuscito a creare di nascosto (oh! Come ne sono pentito!) furono coscienziosamente perseguitate e soppresse con mezzi più o meno legali dall’italiana benevolenza. SONO UNITARIO perché l’oro di una più forte organizzazione bancaria europea (Banco di Sicilia), oro che involontariamente avevo avuto il torto di accumulare con il sudore e con il sacrificio di tutta la mia vita e di quella delle generazioni che mi precedettero, mi venne graziosamente sottratto dai miei sempre più cari fratelli settentrionali, i quali però ‘onestamente’ tutto restituirono, tutto sotto forma di carta e col disprezzo degli ingrati. Bisogna essere proprio insensibili per non sentirsi salire lacrime di riconoscenza per la ‘magnanimità’ con cui fummo alleggeriti dello… incomodo aureo peso!… SONO UNITARIO perché l’amministrazione delle ferrovie, piuttosto che buttarli via, invia a noi i vagoni vecchi, malandati e fuori uso e noi in cambio, con gli stessi vagoni, per esprimere il nostro… giubilo, ci lasciamo asportare gran parte dei nostri prodotti. SONO UNITARIO perché amo la tirannia, il caos, lo sfacelo, benefici di cui non avrei potuto godere se l’Italia non ci avesse regalato il suo fascismo e con esso la guerra (oggi lo sfacelo economico), con le conseguenze della più completa e perfetta rovina materiale e morale che la penisola abbia visto da che Iddio la creò. SONO UNITARIO per tutte queste e altrettante ragioni; inoltre perché sono un figlio spurio; perché rinnego e disprezzo la mia Isola meravigliosa, la cui civiltà rifulse prima quella di Roma, perché infine sofferenze e strazi sono per me motivo di grande conforto e di sadica crudeltà, tanto che faccio voti onde siffatti patimenti siano goduti, con moltiplicata intensità, dai miei figli e dalle generazioni che verranno. SICILIANI DI TUTTE LE CATEGORIE DI TUTTI I COLORI POLITICI Non prestate dunque orecchio ai separatisti, delinquenti e folli. Essi non sanno quello che dicono; essi vorrebbero delittuosamente strapparvi a quest’era di ignavia e di voluttuosi dolori cui l’Isola nostra felicemente soggiace. Gridate con me ‘abbasso l’indipendenza della Sicilia e VIVA l’unità d’Italia, la sola che può garantirci sempre miseria, sfruttamento e nuove, immense sublimi sciagure!”.
No, credeteci sulla parola, non è stato affisso oggi!
Giuseppe Firrincieli