“In caso non lo aveste notato, nella vostra testa è in corso un dialogo mentale che non si interrompe mai”, scrive Michael A. Singer nel suo bestseller Songs of the untethered soul.
Succede ovunque e a tutti. Quando siamo al volante, mentre camminiamo, quando siamo in silenzio davanti a uno schermo spento. Qualche volta all’improvviso, altre volte gradualmente e in modo quasi impercettibile, ci accorgiamo di parole che nessun altro può sentire: ci dicono qualcosa, ci guidano, giudicano le nostre azioni. Stiamo facendo una cosa assolutamente normale, stiamo pensando e il pensiero prende la forma della voce che abbiamo in testa, di quella voce dentro… della nostra voce interiore.
Si tratta di un vero e proprio linguaggio, di un monologo, di un dialogo, di un discorso. Oggi gli scienziati stanno cominciando a capire come si crea quest’esperienza nel cervello, le sue caratteristiche soggettive, il suo ruolo in processi come l’autocontrollo, l’autoconsapevolezza, la motivazione, l’ansia e lo stress. Quando ci preoccupiamo e rimuginiamo, infatti, il nostro discorso interiore può contribuire all’ansia e alla depressione trattenendo nella nostra testa pensieri che sarebbe meglio allontanare.
Gran parte della ricerca moderna è stata ispirata da Lev Vygotskij, uno psicologo russo attivo degli anni venti e trenta del Novecento. Vygotskij osservava i bambini che parlavano da soli mentre giocavano e sostenne che questo “discorso privato” deriva dal dialogo sociale con genitori, maestri ed educatori in genere. Se ciò è vero il discorso interiore dovrebbe avere delle caratteristiche davvero speciali, dovrebbe cioè assumere alcuni aspetti di un dialogo, di uno scambio tra diversi punti di vista. Da alcuni studi condotti con la risonanza magnetica pare anche che il linguaggio interiore sia legato al lobo frontale inferiore sinistro e attivi le stesse reti neurali del linguaggio esteriore, infatti sono entrambi legati all’area di Broca, un’area importantissima per il linguaggio.
Capire il linguaggio interiore ci aiuterà ad essere più chiari su quello che intendiamo con il nebuloso termine di “pensiero” e quindi a rispondere ad antichi interrogativi filosofici sull’interazione di linguaggio, cognizione e coscienza e a capire le meravigliose peculiarità creative e flessibili del pensiero umano.