PALERMO – È iniziato il calvario dei tagli all’Ars, dopo l’approvazione di ieri del bilancio, con la legge di Stabilità, ovvero la Finanziaria e il relativo Collegato. Il presidente Ardizzone, nel censurare un articolo sui vitalizi agli eredi di ex parlamentari regionali, ha dichiarato ad inizio lavori che la Regione siciliana è stata la prima, a livello nazionale, ad eliminare l’assegno vitalizio e, pertanto, non intende ricevere lezioni di moralità da nessuno. Ma, ritornando all’approvazione del bilancio interno di Sala d’Ercole, è risultato che quello di previsione del 2017 presume una entrata di 10 miliardi 918 milioni e 300 mila euro, con un avanzo di gestione di 630 milioni di euro; un bilancio più che positivo, nella speranza che nei restanti 8 mesi, da qui a fine anno, non avvengano dissesti inaspettati e sempre che prevalga l’accordo con lo Stato che prevede l’assegnazione alla Sicilia di un miliardo e 400 milioni di euro, pena per la Regione l’obbligo di un contenimento di spesa del 3 per cento.
Come dicevamo prima, i mal di pancia partono adesso con l’assetto della Finanziaria, considerate le pressioni del presidente Crocetta di trovare un’intesa sul collegato alla finanziaria, in modo che alcuni scottanti problemi come la fusione del Cas, Consorzio autostrade siciliane, con l’Anas e l’articolo sulla programmazione dei fondi per la progettazione e di tanto altro ancora, non passino nel dimenticatoio.
E i colpi ai fianchi dei 90 di Sala d’Ercole non finiscono qui. L’Anci Sicilia, ovvero l’associazione che raggruppa i Comuni dell’Isola, ha intenzione di impugnare la decadenza di sette Amministrazioni comunali siciliane, Casteldaccia, Calatafimi, Segesta, San Piero Patti, Castiglione di Sicilia, Valdina, Monforte San Giorgio e Monterosso Almo perchè prive di bilancio di previsione.
Il presidente dell’Anci Sicilia, Leoluca Orlando, ha dichiarato di chiedere al ministro Costa di impugnare le norme regionali intese al decadimento di sindaci e consigli comunali, visto che la Regione non ha emanato alcun decreto di riparto fondi da far confluire nei trasferimenti regionali ed inoltre chiedere lo scioglimento dell’Ars per continua violazione dello Statuto regionale. Una richiesta del genere, di mandare a casa prima del tempo il governo regionale da parte dei Comuni, non si era mai sentita. Non vorremmo proprio che i siciliani, esclusi quelli di Sala d’Ercole, siano rimasti a tavola per cinque anni a digiuno e solo con un amaro, come digestivo e persino, non alle erbe, ma al veleno, specie se il pericolo di scioglimento dei Comuni si allargherà a macchia d’olio sull’ intero territorio isolano!
Giuseppe Firrincieli