CATANIA – “Purtroppo i problemi sono sempre vecchi. Inutile dire ‘faremo’, ‘diremo’. Faremo di tutto per centrare i playoff. Inutile fare gli psicologi, bisogna fare fatti e punti. Calo finale? C’è poco da dire, abbiamo fatto gli ultimi tre mesi in modo ridicolo. È indecoroso l’andamento e bisogna provarci visto che il regolamento ci dà una mano con l’undicesimo posto utile per entrare nei playoff”.
Le parole sono di Matteo Pisseri, portiere del Catania che settimana dopo settimana vede la sua porta gonfiarsi troppo spesso a causa dei tanti errori di squadra: proprio ieri, il Cosenza è riuscito a sbancare il “Massimino” per 2-0 grazie a quella dose di carattere necessario per far saltare fuori la qualità.
Pisseri può considerarsi l’ultimo dei colpevoli di questa squadra, perché in tante partite è risultato decisivo ai fini del risultato (contro Matera, Foggia, Paganese e Fondi, ad esempio) e alle volte ha anche evitato che il passivo fosse più pesante (a Francavilla Fontana, Agrigento, Lecce, Pagani, Catanzaro, Vibo Valentia e, appunto, contro il Cosenza). Le sue parate che hanno negato più volte il 3-0 sono state oggetto di applauso tra i fischi dei tifosi rossazzurri, che hanno apprezzato oltre ai suoi gesti tecnici l’ingresso in campo del giovane Di Stefano ed una pericolosa conclusione da fuori di Pozzebon. Tutto il resto, ha lasciato il tempo che ha trovato.
È giusto partire dalle parole di un calciatore per cercare di capire che cosa sta succedendo, una domanda che l’ambiente rossazzurro si pone già da diverso tempo ma che oggi più che mai è bene farsi. Il Catania è stato umiliato, non tanto dal risultato perché, in fin dei conti, è “soltanto” 2-0. Quanto per la superiorità del Cosenza e la sua padronanza, che ha impedito agli etnei di affacciarsi dalle parti avversarie per tutto il primo tempo e per gran parte della ripresa, anche se lì qualcosina in più si è vista.
Obiettivamente, fare peggio dei primi 45′ era impossibile. Il perché è semplice da spiegare: nessuna trama di gioco, squadra sfilacciata e con mancanza di personalità, scesa in campo quasi impaurita. Fragile psicologicamente, dove al primo errore si disperde e non riesce a reagire. A brillare non è nessuno, a salvarsi nemmeno. La corsa stavolta non è utile ad uscire dalle fiamme dell’inferno, c’è chi va più veloce degli etnei, senza accelerare il passo più di tanto.
Tante volte si è utilizzata la parola “sbando“: il Catania non reagisce e, anzi, si indebolisce e si disunisce come abbiamo già detto poc’anzi. Lo “sbando” è caratterizzato dai numerosi contropiedi subiti da parte del Cosenza: c’è chi ha chiamato “Real Madrid”, l’undici di De Angelis.
La pratica è stata chiusa già nella prima frazione, con i goal di Letizia e Statella, nella seconda ai Lupi bastava soltanto gestire la gara: così è stato, seppur allentando la pressione e concedendo qualcosina in più. Ma nulla degno di nota, nessun pericolo tranne la sopracitata conclusione da fuori di Pozzebon.
Gli ultimi tre mesi del Catania, etichettati da Pisseri con la parola “ridicoli”, parlano di 3 vittorie, 2 pareggi e 7 sconfitte (di cui 5 di fila). Le reti subite sono tante rispetto a quello che era lo standard della squadra: 14, contro le sole 9 segnate dai rossazzurri. I mesi incriminati sono febbraio, marzo e aprile, dalla partita vinta contro il Matera alla sconfitta di ieri contro il Cosenza. Dal “Massimino” al “Massimino”, dalla possibilità di svolta ad un’amara certezza: quella di non essere una squadra in grado di giocarsela ad alti livelli.
Non è certamente una Pasqua felice, oggi, per il Catania. Diogo Tavares chiosa: “un Catania senza senso, cercheremo di capire subito cosa non funziona. Inspiegabile crollo dopo la prima rete“, mentre il tecnico Pulvirenti dà conferma di quello che manca agli etnei: carattere.
Nelle ultime gare, però, potrebbe esserci la possibilità di vedere qualche giovane della Berretti in campo, come Di Stefano: il “baby” centrocampista è entrato bene in campo e, insieme con Pisseri, è stato il più positivo dei rossazzurri. Mister Pulvirenti lo esalta: “Ha dimostrato di saper stare in categoria”. Poi, sull’impiego dei giovani: “C’è anche una società, decideremo insieme cosa fare”.
Perdere delle gare in questo modo è dannoso, ma partendo da quanto scritto settimana scorsa (cioè: “Preparare la prossima partita dopo un pari (quello di Vibo Valentia, ndr) è sicuramente meglio che dopo l’ennesima sconfitta”) è chiaro che il destino del Catania è tutt’altro che favorevole. Concretamente, al termine delle partite delle 14,30, i rossazzurri potevano superare Fondi, Andria, Casertana e Paganese tutte in una volta prendendosi l’ottavo posto. I play-off non sono ancora un miraggio visto che sono distanti solo due punti, ma con questo andamento è davvero complicato “guardare oltre“.
Un rebus capire cosa è passato nella testa dei calciatori, quasi isolati da un ambiente che vorrebbe vedere altro. Per oggi ci si accontenterà di una colomba pasquale, domani dell'”arrusti e mangia” (la “grigliata” in siciliano), poi da martedì chi lo sa…
Catania, quando “guardare oltre” è complicato: perché questa sconfitta fa malissimo
CATANIA – “Purtroppo i problemi sono sempre vecchi. Inutile dire ‘faremo’, ‘diremo’. Faremo di tutto per centrare i playoff. Inutile fare gli psicologi, bisogna fare fatti e punti. Calo finale? C’è poco da dire, abbiamo fatto gli ultimi tre mesi in modo ridicolo. È indecoroso l’andamento e bisogna provarci visto che il regolamento ci dà una mano con l’undicesimo posto utile per entrare nei playoff”.
Le parole sono di Matteo Pisseri, portiere del Catania che settimana dopo settimana vede la sua porta gonfiarsi troppo spesso a causa dei tanti errori di squadra: proprio ieri, il Cosenza è riuscito a sbancare il “Massimino” per 2-0 grazie a quella dose di carattere necessario per far saltare fuori la qualità.
Pisseri può considerarsi l’ultimo dei colpevoli di questa squadra, perché in tante partite è risultato decisivo ai fini del risultato (contro Matera, Foggia, Paganese e Fondi, ad esempio) e alle volte ha anche evitato che il passivo fosse più pesante (a Francavilla Fontana, Agrigento, Lecce, Pagani, Catanzaro, Vibo Valentia e, appunto, contro il Cosenza). Le sue parate che hanno negato più volte il 3-0 sono state oggetto di applauso tra i fischi dei tifosi rossazzurri, che hanno apprezzato oltre ai suoi gesti tecnici l’ingresso in campo del giovane Di Stefano ed una pericolosa conclusione da fuori di Pozzebon. Tutto il resto, ha lasciato il tempo che ha trovato.
È giusto partire dalle parole di un calciatore per cercare di capire che cosa sta succedendo, una domanda che l’ambiente rossazzurro si pone già da diverso tempo ma che oggi più che mai è bene farsi. Il Catania è stato umiliato, non tanto dal risultato perché, in fin dei conti, è “soltanto” 2-0. Quanto per la superiorità del Cosenza e la sua padronanza, che ha impedito agli etnei di affacciarsi dalle parti avversarie per tutto il primo tempo e per gran parte della ripresa, anche se lì qualcosina in più si è vista.
Obiettivamente, fare peggio dei primi 45′ era impossibile. Il perché è semplice da spiegare: nessuna trama di gioco, squadra sfilacciata e con mancanza di personalità, scesa in campo quasi impaurita. Fragile psicologicamente, dove al primo errore si disperde e non riesce a reagire. A brillare non è nessuno, a salvarsi nemmeno. La corsa stavolta non è utile ad uscire dalle fiamme dell’inferno, c’è chi va più veloce degli etnei, senza accelerare il passo più di tanto.
Tante volte si è utilizzata la parola “sbando“: il Catania non reagisce e, anzi, si indebolisce e si disunisce come abbiamo già detto poc’anzi. Lo “sbando” è caratterizzato dai numerosi contropiedi subiti da parte del Cosenza: c’è chi ha chiamato “Real Madrid”, l’undici di De Angelis.
La pratica è stata chiusa già nella prima frazione, con i goal di Letizia e Statella, nella seconda ai Lupi bastava soltanto gestire la gara: così è stato, seppur allentando la pressione e concedendo qualcosina in più. Ma nulla degno di nota, nessun pericolo tranne la sopracitata conclusione da fuori di Pozzebon.
Gli ultimi tre mesi del Catania, etichettati da Pisseri con la parola “ridicoli”, parlano di 3 vittorie, 2 pareggi e 7 sconfitte (di cui 5 di fila). Le reti subite sono tante rispetto a quello che era lo standard della squadra: 14, contro le sole 9 segnate dai rossazzurri. I mesi incriminati sono febbraio, marzo e aprile, dalla partita vinta contro il Matera alla sconfitta di ieri contro il Cosenza. Dal “Massimino” al “Massimino”, dalla possibilità di svolta ad un’amara certezza: quella di non essere una squadra in grado di giocarsela ad alti livelli.
Non è certamente una Pasqua felice, oggi, per il Catania. Diogo Tavares chiosa: “un Catania senza senso, cercheremo di capire subito cosa non funziona. Inspiegabile crollo dopo la prima rete“, mentre il tecnico Pulvirenti dà conferma di quello che manca agli etnei: carattere.
Nelle ultime gare, però, potrebbe esserci la possibilità di vedere qualche giovane della Berretti in campo, come Di Stefano: il “baby” centrocampista è entrato bene in campo e, insieme con Pisseri, è stato il più positivo dei rossazzurri. Mister Pulvirenti lo esalta: “Ha dimostrato di saper stare in categoria”. Poi, sull’impiego dei giovani: “C’è anche una società, decideremo insieme cosa fare”.
Perdere delle gare in questo modo è dannoso, ma partendo da quanto scritto settimana scorsa (cioè: “Preparare la prossima partita dopo un pari (quello di Vibo Valentia, ndr) è sicuramente meglio che dopo l’ennesima sconfitta”) è chiaro che il destino del Catania è tutt’altro che favorevole. Concretamente, al termine delle partite delle 14,30, i rossazzurri potevano superare Fondi, Andria, Casertana e Paganese tutte in una volta prendendosi l’ottavo posto. I play-off non sono ancora un miraggio visto che sono distanti solo due punti, ma con questo andamento è davvero complicato “guardare oltre“.
Un rebus capire cosa è passato nella testa dei calciatori, quasi isolati da un ambiente che vorrebbe vedere altro. Per oggi ci si accontenterà di una colomba pasquale, domani dell'”arrusti e mangia” (la “grigliata” in siciliano), poi da martedì chi lo sa…