La vaginite

La vaginite

Col termine vaginite si intende designare ogni processo infiammatorio a carico della vagina caratterizzato da eritema (arrossamento), prurito, sensazione di bruciore vulvo-vaginale, leucorrea più o meno maleodorante e dispareunia (dolori durante i rapporti) variamente associati fra di loro. La definizione di “vaginite” è importante per giustificare il termine “vaginosi” che sta ad indicare che nel corso di tale infezione, pur riscontrandosi intensa leucorrea, non è possibile evidenziare la presenza di un vero e proprio stato infiammatorio.

La VAGINOSI BATTERICA (VB) rappresenta una delle più comuni affezioni vaginali in età fertile. Si stima che circa il 20-50% delle donne che richiedono un consulto ginecologico per una sintomatologia flogistica genito-urinaria sia affetto da VB. Gli studi indicano una prevalenza del 29% nella popolazione compresa tra i 14 e i 49 anni (Allsworth JE e al, Sex Transm Dis 2008). La VB è caratterizzata da un sostanziale sovvertimento dell’ecosistema vaginale: diminuzione del numero dei lattobacilli di Doderlein che porta il pH vaginale da acido verso valori alcalini, creando un ambiente favorevole alla crescita massiva di specie microbiche presenti nella flora saprofitica come la GARDNERELLA VAGINALIS e altri batteri anaerobi. Questo porta a discutere se la VB possa essere considerata una infezione sessualmente trasmessa (MST) o sia piuttosto il risultato di una interazione di molteplici fattori quali: inserimento IUD (spirale), il fumo di sigaretta, l’utilizzo di lavande vaginali.

La contraccezione ormonale (pillola, anello e cerotto) sembra svolgere un ruolo protettivo nei confronti della VB, probabilmente gli estrogeni inducono una maggiore produzione di glicogeno da parte delle cellule vaginali, creando un ambiente ideale alla crescita dei lattobacilli che favoriscono il mantenimento del pH acido.

Il sintomo principale della VB è rappresentato da una abbondante secrezione a volte schiumosa, di colore bianco-grigiastra e con caratteristico odore di “pesce avariato” che si accentua dopo i rapporti sessuali o durante il periodo mestruale, che la donna riferisce non senza disagio e preoccupazione. Obiettivamente, la leucorrea si presenta fluida, in parte aderente alle pareti vaginali. Ridotti o assenti i segni infiammatori a carico delle mucose vaginali e vulvari, né si apprezzano particolari aspetti colposcopici sulla cervice uterina. Il pH è > 4,5. Quasi sempre la determinazione del pH vaginale, l’esecuzione di un esame microscopico a fresco delle secrezioni vaginali che consente l’individuazione delle cosiddette “clue cells” e l’esecuzione di un WHIFF TEST o test al KOH positivo (esame che valuta l’odore di “pesce avariato” quando al secreto vaginale raccolto su di un vetrino vengono aggiunte alcune gocce di una sostanza alcalinizzante, il KOH al 10%), consentono una diagnosi sicura.

La vaginosi, se non correttamente diagnosticata e trattata, può avere importanti sequele sia di natura ginecologica che ostetrica. In ambito ginecologico si associa a PID (infezioni pelviche), endometriti post-aborto e puerperali, cerviciti. In ambito ostetrico numerosi autori concordano sull’esistenza di una relazione causale tra VB e complicanze della gravidanza, in particolare con il parto pretermine.

Il regime terapeutico attualmente raccomandato si avvale di fermenti lattici per via vaginale e per via orale. La prevenzione delle recidive si mette in atto con: la ristabilizzazione della flora lattobacillare (b. di DODERLEIN), ripristino del normale pH vaginale ed eliminazione dei batteri anaerobi.

Giuseppe_Ettore