CATANIA – Anche questo lunedì, il giorno dopo una settimana travagliata e ancora una volta deludente, il Catania apre gli occhi con la consapevolezza di essere stato sconfitto. È già la quarta volta nelle ultime quattro partite, quella contro il Foggia in un “Massimino” spoglio di gente è stata l’amara certezza che il centrocampista etneo Bucolo spiega al meglio: “Non riusciamo a sbloccarci”.
Analizzare questa sconfitta sarebbe come ripetere le stesse cose dette in occasione di Lecce, Pagani, Melfi e via dicendo: dopo tre ko consecutivi ci si aspettava molto di più. La squadra aveva probabilmente davanti l’avversario più difficile da affrontare, dato il momento di forma, ma doveva essere questa la motivazione in grado di inorgoglire i rossazzurri cercando quantomeno il pareggio. La sconfitta è stata quasi una conseguenza dei sette giorni infernali che tutto l’ambiente ha passato: popolo diviso dalla trasferta di Pagani in poi, ulteriormente spaccato dalla sospensione del Daspo a Nino Pulvirenti, decisamente frantumato dalla richiesta di vicinanza alla squadra da parte dell’ad Pietro Lo Monaco. Infatti, la Nord ha deciso di disertare lo stadio per tifare, e protestare, al “Paolone” davanti l’Amatori Catania. Questo però è già noto, così com’è diffuso quanto accaduto durante la partita a tutti i tifosi che sono rimasti bloccati davanti alla tornella che impediva l’accesso allo stadio.
Tutto già risaputo, ormai Catania è abituata alle burrasche: gli etnei meritavano il pareggio? Per quanto espresso nell’ultimo quarto d’ora, diremmo di sì. Per il resto è solo rabbia di aver perso, perché niente girava per il verso giusto. Senza profondità, senza inserimenti, senza reali occasioni. È la parola “senza” quella che persegue il Catania. Il tecnico Giovanni Pulvirenti può far poco e nulla: buttato lì, in pasto ai leoni in una situazione difficile, rischia di screditare il suo credo di esperto allenatore. Ieri però, la scelta di giocare dall’inizio senza una punta che desse profondità ha giocato molto sull’andazzo della gara.
Diversi tifosi vorrebbero che fossero i giovani a prendere il sopravvento e giocare, specialmente quelli della Berretti che, a differenza della Prima Squadra, i play-off li ha conquistati con tre giornate d’anticipo. Peccato, perché l’organico rossazzurro equivale ad un arancino senza riso: manca la base. E l’àncora di salvataggio pare essere stata intravista in Pino Rigoli, nuovamente vicino al Catania.
Potrebbe davvero essere lui a completare la stagione dei rossazzurri in un disperato tentativo di arrivare ai play-off. Di Rigoli se n’è parlato apertamente, ci sono i pro e i contro della sua gestione: anche qui, l’ennesima spaccatura del popolo rossazzurro. C’è infatti chi si è pentito di averlo criticato e che anzi crede che il tecnico siciliano abbia tirato fuori il massimo da questa squadra, chi invece rimane fermo nella sua posizione e continua a non volerlo. Ma un mondo che si fa la guerra non potrà mai pensare di giungere alla pace.
La gestione Rigoli aveva portato ad una grande solidità difensiva ma peccava di carattere, soprattutto in trasferta. In casa invece sembrava esser stato ristabilito il fattore “Massimino”, ma nemmeno con lui le figuracce sono mancate. A livello di numeri, senza Rigoli sono state perse 4 delle 9 partite terminate con zero punti. Ma il Catania nelle ultime 6 partite ha fatto 4 punti: impensabile. La vittoria manca da un mese ed un giorno, con una trasferta proibitiva come quella di Catanzaro alle porte. Il ritorno del tecnico ex Akragas è sinonimo di una scelta societaria disperata per risollevare le sorti della stagione, visto che prima mandarlo e poi chiamarlo nel giro di poco più di un mese sarebbe un po’ un controsenso. Questa però è l’unica opzione che per Lo Monaco è parsa più logica.
Al Catania restano 7 partite, di cui 4 contro avversari in corsa play-off (Francavilla, Cosenza, Siracusa e Casertana). Contro le prime tre squadre elencate i match verranno giocati in casa, poi trasferte a Catanzaro, Vibo Valentia, Monopoli e, appunto, Caserta. Facendo un po’ di calcoli, per raggiungere il decimo posto ci vorranno almeno sette punti. La zona play-out è invece a distanza di sicurezza (+10). È davvero il ritorno di Rigoli quello che serve al Catania per ripartire già dal prossimo match contro il Catanzaro?
Il Catania dei “senza” è chiamato a sbloccarsi, con Rigoli all’orizzonte
CATANIA – Anche questo lunedì, il giorno dopo una settimana travagliata e ancora una volta deludente, il Catania apre gli occhi con la consapevolezza di essere stato sconfitto. È già la quarta volta nelle ultime quattro partite, quella contro il Foggia in un “Massimino” spoglio di gente è stata l’amara certezza che il centrocampista etneo Bucolo spiega al meglio: “Non riusciamo a sbloccarci”.
Analizzare questa sconfitta sarebbe come ripetere le stesse cose dette in occasione di Lecce, Pagani, Melfi e via dicendo: dopo tre ko consecutivi ci si aspettava molto di più. La squadra aveva probabilmente davanti l’avversario più difficile da affrontare, dato il momento di forma, ma doveva essere questa la motivazione in grado di inorgoglire i rossazzurri cercando quantomeno il pareggio. La sconfitta è stata quasi una conseguenza dei sette giorni infernali che tutto l’ambiente ha passato: popolo diviso dalla trasferta di Pagani in poi, ulteriormente spaccato dalla sospensione del Daspo a Nino Pulvirenti, decisamente frantumato dalla richiesta di vicinanza alla squadra da parte dell’ad Pietro Lo Monaco. Infatti, la Nord ha deciso di disertare lo stadio per tifare, e protestare, al “Paolone” davanti l’Amatori Catania. Questo però è già noto, così com’è diffuso quanto accaduto durante la partita a tutti i tifosi che sono rimasti bloccati davanti alla tornella che impediva l’accesso allo stadio.
Tutto già risaputo, ormai Catania è abituata alle burrasche: gli etnei meritavano il pareggio? Per quanto espresso nell’ultimo quarto d’ora, diremmo di sì. Per il resto è solo rabbia di aver perso, perché niente girava per il verso giusto. Senza profondità, senza inserimenti, senza reali occasioni. È la parola “senza” quella che persegue il Catania. Il tecnico Giovanni Pulvirenti può far poco e nulla: buttato lì, in pasto ai leoni in una situazione difficile, rischia di screditare il suo credo di esperto allenatore. Ieri però, la scelta di giocare dall’inizio senza una punta che desse profondità ha giocato molto sull’andazzo della gara.
Diversi tifosi vorrebbero che fossero i giovani a prendere il sopravvento e giocare, specialmente quelli della Berretti che, a differenza della Prima Squadra, i play-off li ha conquistati con tre giornate d’anticipo. Peccato, perché l’organico rossazzurro equivale ad un arancino senza riso: manca la base. E l’àncora di salvataggio pare essere stata intravista in Pino Rigoli, nuovamente vicino al Catania.
Potrebbe davvero essere lui a completare la stagione dei rossazzurri in un disperato tentativo di arrivare ai play-off. Di Rigoli se n’è parlato apertamente, ci sono i pro e i contro della sua gestione: anche qui, l’ennesima spaccatura del popolo rossazzurro. C’è infatti chi si è pentito di averlo criticato e che anzi crede che il tecnico siciliano abbia tirato fuori il massimo da questa squadra, chi invece rimane fermo nella sua posizione e continua a non volerlo. Ma un mondo che si fa la guerra non potrà mai pensare di giungere alla pace.
La gestione Rigoli aveva portato ad una grande solidità difensiva ma peccava di carattere, soprattutto in trasferta. In casa invece sembrava esser stato ristabilito il fattore “Massimino”, ma nemmeno con lui le figuracce sono mancate. A livello di numeri, senza Rigoli sono state perse 4 delle 9 partite terminate con zero punti. Ma il Catania nelle ultime 6 partite ha fatto 4 punti: impensabile. La vittoria manca da un mese ed un giorno, con una trasferta proibitiva come quella di Catanzaro alle porte. Il ritorno del tecnico ex Akragas è sinonimo di una scelta societaria disperata per risollevare le sorti della stagione, visto che prima mandarlo e poi chiamarlo nel giro di poco più di un mese sarebbe un po’ un controsenso. Questa però è l’unica opzione che per Lo Monaco è parsa più logica.
Al Catania restano 7 partite, di cui 4 contro avversari in corsa play-off (Francavilla, Cosenza, Siracusa e Casertana). Contro le prime tre squadre elencate i match verranno giocati in casa, poi trasferte a Catanzaro, Vibo Valentia, Monopoli e, appunto, Caserta. Facendo un po’ di calcoli, per raggiungere il decimo posto ci vorranno almeno sette punti. La zona play-out è invece a distanza di sicurezza (+10). È davvero il ritorno di Rigoli quello che serve al Catania per ripartire già dal prossimo match contro il Catanzaro?