CATANIA – Ecco la lettera che le sigle sindacali catanesi hanno consegnato oggi pomeriggio al premier Paolo Gentiloni.
Signor Presidente del Consiglio, oggi i sindacati catanesi Le danno il benvenuto in una città bellissima e difficile, martoriata dalla disoccupazione e dalla crisi, ma ancora vispa, forte delle sue eccellenze e della sua forza creativa, consapevole della qualità dei suoi migliori cervelli, purtroppo costretti ad abbandonarla per cercare opportunità altrove.
A Catania il lavoro non c’è e la dignità dei suoi cittadini è calpestata, nei quartieri periferici si delinque sempre più anche per disperazione. Lo sfruttamento selvaggio dei lavoratori, dal settore del call center a quello dei campi, con il caporalato, è una realtà consolidata. In Sicilia gli occupati nella fascia di età tra 20 e i 64 anni sono solo il 42%, la disoccupazione giovanile si è stabilizzata oltre il 50% (quella femminile oltre il 58%), il ricorso ai voucher nell’Isola è cresciuto del 97,4% per l’anno 2015, e la provincia di Catania rispecchia proprio questo andamento. Catania resta nel sempre più ristretto gruppo delle province italiane in cui la Cassa integrazione cresce.
Siamo certi, signor Presidente, che la visita di oggi Le darà l’occasione di accertare la veridicità della nostra analisi.
Catania possiede notevoli eccellenze: è la città del mare e della montagna, dell’Etna e del barocco, entrambi patrimoni dell’Unesco in grado di attirare turismo e un potenziale accrescimento dell’indotto, dell’agricoltura di alta qualità con prodotti unici al mondo per le sue proprietà organolettiche, come l’arancia rossa. Catania è la città prescelta dai grandi della tecnologia industriale, come la St Microelectronics, che ha annunciato investimenti per quasi 300 milioni di euro. A tal proposito lanciamo un forte appello affinché questa azienda fondamentale per lo sviluppo della città, e non solo, non trasferisca in Francia a scopo compensativo alcune tecnologie nate qui.
Riconosciamo gli sforzi che il Governo e l’amministrazione comunale hanno compiuto per questo territorio nel reperimento di risorse per importanti investimenti, a partire dal Patto per Catania il cui avvio auspichiamo sia imminente.
Ma le doti di questa nostra metropoli del Sud e della sua provincia, che vanta una storia antica ed importante grazie soprattutto all’operosità ed alla tempra dei suoi lavoratori di ieri e di oggi, non bastano a salvarla da gravi contraddizioni.
Sarà Lei stesso, Signor Presidente, a poter osservare da vicino, nel corso del tragitto che lo condurrà alla Green Power, il degrado di una Zona industriale la cui competenza ricade nella complessa burocrazia regionale, che durante le piogge, anche quelle non troppo aggressive, si trasforma in un‘area colabrodo. Le aziende devono ancora fare i conti, nel 2017, con la mancanza delle più elementari condizioni di sicurezza, con l’assenza di acqua e di luce e di infrastrutture basilari. Molti, troppi appelli sono stati lanciati in questi anni dai nostri imprenditori, ma nulla è cambiato e per assicurare ad un territorio tutte le carte in regola affinché le industrie tornino ad investire, è necessario che il Governo nazionale faccia la sua parte, in piena sintonia e reale collaborazione con i governi locali. L’attuale fragilità del sistema industriale e artigianale della città e della sua provincia è sotto gli occhi di tutti.
Catania oggi le chiede di aiutarla a diventare una città normale. Chiede risorse per il suo fragile, a tratti inesistente, sistema di mobilità e di infrastrutture, per il completamento della Metropolitana che finalmente ha aperto da poco una nuova tratta, per il suo grande Aeroporto internazionale e il suo Porto. Chiede un intervento risolutivo che metta finalmente ordine sull’Interporto che non c’è; un’eterna incompiuta che spreca risorse e scoraggia la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Auspichiamo sempre e a tutti i livelli, l’uso della concertazione ormai purtroppo inattuata in varie parti d’Italia, ma che qui insieme al sindaco della città, proviamo ogni giorno a praticare per affrontare i problemi.
Catania, città tra le più a rischio in Europa in quanto ad indice di pericolosità sismica, non può dirsi sicura in termini di edifici pubblici, scuole comprese. È una verità, Signor Presidente del Consiglio, che non possiamo tacere. Catania chiede di essere sicura e protetta dalla criminalità organizzata con azioni concrete.
Crediamo che sia necessario un reale e concreto investimento sulla cultura del nostro territorio. I nostri due prestigiosi teatri, lo Stabile intitolato a Giuseppe Fava e il Massimo “Vincenzo Bellini”, rischiano la sopravvivenza e non garantiscono ad attori, musicisti e maestranze, di avere uno stipendio sicuro.
Le chiediamo infine, anche se riconosciamo che in questo ambito la competenza del Governo nazionale non è diretta, di contribuire allo sblocco delle assunzioni per la Sanità al fine di tutelare la qualità delle prestazioni di un servizio essenziale e ad accelerare la liquidazione delle somme già rendicontate dai Distretti Socio-Sanitari sul Piano di Azione e Coesione di Cura. I Comuni non sono in grado di anticipare le somme.
Catania chiede, Signor Presidente, ma ogni giorno offre tanto al Sud e al Nord della nostra Italia, con sforzi spesso invisibili e sottovalutati. Le chiediamo di lasciare un segno tangibile di questa sua visita. I lavoratori catanesi e noi sindacati, loro rappresentanti, siamo certi che molto si può ancora fare.
Con fiducia,
le segreterie di Cgil, Cisl, UIL e UGL di Catania