Beni confiscati alla mafia. Sorge spontaneo un dubbio…

Beni confiscati alla mafia. Sorge spontaneo un dubbio…

PALERMO – A proposito di dubbi! Venti giorni fa, su queste stesse pagine, ci siamo posti una domanda: ma che fine fanno i beni confiscati alla mafia? Bene, a quanto pare il procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti, ci ha dato indirettamente una risposta e cioè: dato che lo Stato non sa gestire i grossi patrimoni confiscati ai mafiosi, (e credeteci sulla parola non sono bruscolini) sarebbe molto meglio venderli. E, di conseguenza, andremmo a recuperare profitti per le tanto malandate Casse dello Stato, o per meglio dire: andremmo a recuperare finanze, le quali, Pier Carlo Padoan ministro delle Finanze potrebbe sbatterle in faccia alla Commissione Europea e farsi approvare, in aprile prossimo, la manovra di bilancio dello Stato italiano.

In tanti direbbero anche: “Gira, vota e furria, se ’accatta, nautra vota, a mafia”. Si, potrebbe succedere, ma la Dia e la DDA  li potrebbero requisire nuovamente e vuol dire che si andrebbe a recuperare il doppio del valore. A questo punto sarebbe ancora meglio una soluzione del genere, visto che in mani a magistrati come la Saguto, a Palermo, abbiamo speso ancora l’ira di Dio di quattrini per mantenere operatori della giustizia che in tema di “arraffamento” di soldi, scambi di favori, e della creazione di vere e proprie associazioni a delinquere, non guardano in faccia a nessuno, neppure la bilancia della giustizia alla quale hanno prestato giuramento.



A questo punto è giusto ricordare che il numero dei beni confiscati, solo in Sicilia, risulta più di diecimila, di cui solo alcuni ceduti a cooperative ed Associazioni Onlus, ma la consistente massa restante in mano di chi è oggi? Di certo c’è solo che una sparuta parte è stata affidata a cooperative e ad Associazioni Onlus, ma la maggior parte lasciata in abbandono, altra ancora e la più fruttuosa, data in mano ad amministratori giudiziari, alcuni sicuramente onesti, altri che si sono arricchiti per concedere a loro stessi lauti stipendi di 25.000 euro al mese, più altre prebende e premi di produttività. Tanto, che scandalo può comportare una situazione del genere? Rubano i politici, rubano tanti altri della pubblica amministrazione: “Mal comune mezzo gaudio!”.

Giuseppe Firrincieli