“70 … ma non li dimostra”, specchio di un’epoca non troppo lontana

“70 … ma non li dimostra”, specchio di un’epoca non troppo lontana

CATANIA – Pantaloni a zampa d’elefante, capelli lunghi e le immortali canzoni di Baglioni, Battisti e John Lennon sono il leitmotiv del fortunato spettacolo “70… ma non li dimostra”, in scena al Brancati fino al 26 febbraio, nato da un’idea di Gino Astorina e Vincenzo Spampinato.

Spostare le lancette dell’orologio indietro di oltre quarant’anni senza cadere nel banale e nello scontato non è semplice, soprattutto quando si mette in moto la macchina dei ricordi pronta al gioco dissacrante e a volte amaro del come eravamo, cosa avremmo potuto essere e chi siamo adesso che i vent’anni per molti sono volati via con il vento della leggerezza di un’epoca libera e trasgressiva come quella degli anni settanta. 

L’affiatata coppia Astorina- Spampinato supera a pieni voti la prova divertendo ed emozionando, ognuno con le proprie peculiarità, i numerosi presenti che rivedono nelle esilaranti gag del comico catanese gli anni della loro adolescenza e riassaporano sull’onda dei ricordi attraverso la voce del cantautore siciliano quell’amore non corrisposto, perché forse mai dichiarato, con le note di “A whither shade of Pale” dei Procol Harum magari nella versione nostrana dei Dik Dik diventata “Senza Luce”.

Una messa in scena che riporta goliardicamente in vita con il loro significato sicuramente meno nobile ma più popolare gli anni del cineforum e i film di Bunuel o Jodorowsky visti controvoglia con il solo scopo di far colpo sulla ragazza amata, cercando di dare un’immagine più colta e attraente di se. La scoperta del sesso e della fatidica prima volta, il conflitto sociale reduce da un ‘68 non troppo lontano e il rock progressive di Jesahel con la nascita della disco dance simbolo di un’epoca che è nel cuore di tutti, anche di chi non l’ha vissuta, prendono vita tra poesia e musica grazie all’idea di due ex ragazzi degli anni settanta, che hanno deciso di sfogliare l’album dei ricordi su un palcoscenico guardando con affetto ed anche con ironia quei vent’anni in cui si era inconsapevolmente forti e padroni del mondo.

Elisa Guccione