Regione non più “dominus” della Sanità

Regione non più “dominus” della Sanità

Domenico Grimaldi

Credo sia doveroso esprimere un parere riguardo ai cambiamenti previsti in sanità con la modifica dell’articolo 117, più precisamente la nuova lettera m dello stesso. Di certo vi sono elementi innovativi per la Sanità derivanti dal venir meno della legislazione concorrente. Viene ristabilito il primato dello Stato nelle decisioni di politica sanitaria. Si ampliano le competenze statali, prevedendo la potestà legislativa esclusiva, non solo nella determinazione dei Lea, ma anche riguardo alle disposizioni generali circa la tutela della salute e delle politiche sociali. Le Regioni mantengono la potestà legislativa su programmazione ed organizzazione sanitaria e sociale. Vi è ancora una clausola di supremazia per cui lo Stato può intervenire in materie non riservate a legislazione esclusiva qualora lo richieda la tutela dell’interesse nazionale o della unità giuridica ed economica dello Stato.

Risulta evidente come vengono rafforzate in tal modo le garanzie di equità ed uniformità nell’intero territorio nazionale. Non più Regione dominus della sanità, con primato esclusivo con variabili e variegati livelli di sanità nelle diverse regioni italiane. Il referendum sancisce la modifica dell’articolo 117, con ritorno delle competenze in sanità allo Stato, che torna ad assumere competenza esclusiva su tutela della salute e politiche sociali, restando alle Regioni programmazione ed organizzazione dei servizi sanitari.

Viene quindi ripensata la regionalizzazione della sanità che non pochi disastri hanno creato al sistema sanitario pubblico. Non risulta essere accettabile che in relazione alla residenza, un cittadino possa avere servizi ed aspettativa di vita diversi da una Regione ad un’altra, in particolare al Sud dove oltre che qualitativamente diversi i servizi sanitari costano anche di più.

Riportare, quindi le competenze allo Stato significa intervenire per correggere le realtà che non funzionano come assistenza domiciliare, terapie del dolore, screening oncologici. Si dovrà operare perché sia assicurata la stessa tutela della salute da Nord a Sud e questo potrà più agevolmente essere raggiunto con la riassunzione in capo allo Stato delle competenze in materia di sanità, con la detta clausola di supremazia per cui lo Stato può intervenire per tutelare l’interesse della nazione.

La sanità pubblica ne uscirebbe rafforzata sul piano delle garanzie di equità ed uniformità nel territorio nazionale. Frammentare le competenze fra Statali e Regionali è stato un errore perché si è creata una disparità di trattamenti e di servizi da una Regione ad un altra, nonostante i cosiddetti Lea, per cui è opportuno ritornare alla competenza Statale in campo sanitario e sociale.