I farmaci antinfiammatori fanno male al soggetto portatore di stent?

I farmaci antinfiammatori fanno male al soggetto portatore di stent?

La sindrome coronarica acuta può presentarsi come occlusione acuta o come restringimento critico di un vaso coronarico. In entrambi i casi, per favorire il ripristino del normale flusso sanguigno e quindi della vascolarizzazione del territorio tributario del vaso malato, si ricorre quando possibile all’intervento di angioplastica percutanea coronarica che prevede il posizionamento di uno stent. I soggetti portatori di stents possono necessitare della somministrazione di farmaci antinfiammatori ampiamente impiegati nella pratica clinica: basti pensare ai pazienti con patologie reumatologiche e neoplastiche associate a dolore cronico, o semplicemente pazienti con manifestazioni febbrili e stati infiammatori. È stato messo in evidenza che questi farmaci possono causare ritenzione idrica ed innalzare i valori della pressione arteriosa, due condizioni che aumentano il rischio cardiovascolare nei pazienti con scompenso cardiaco o con cardiopatia ischemica. Inoltre, essi determinano un lieve aumento del rischio di eventi trombotici come ictus ed infarto cardiaco; in particolare: il diclofenac e l’etoricoxib aumentano il rischio trombotico, mentre il naprossene è associato a un rischio inferiore; dosi elevate di ibuprofene (2,4 g al giorno) possono determinare un lieve aumento di rischi trombotici, mentre dosi basse del farmaco (1,2 g al giorno o meno) non aumentano il rischio di infarto miocardico.

Tutti i FANS sono controindicati nello scompenso cardiaco grave e gli inibitori selettivi della ciclossigenasi 2 sono controindicati nella cardiopatia ischemica, nelle patologie cerebrovascolari, nelle patologie arteriose periferiche e nello scompenso cardiaco moderato e grave. Gli inibitori selettivi della ciclossigenasi 2 dovrebbero essere preferiti ai FANS non selettivi solo se vi è un’indicazione specifica, ricordando però che devono essere usati con cautela nei pazienti con storia di insufficienza cardiaca, disfunzioni del ventricolo sinistro o ipertensione, così come in caso di edema per cause diverse e quando vi sono fattori di rischio cardiovascolare.

Pertanto, l’uso dei farmaci antinfiammatori andrebbe limitato al dosaggio minimo efficace e al più breve tempo possibile, poiché il loro impiego soprattutto se prolungato nel tempo oltre a determinare danni a livello gastrointestinale (in particolar modo se associati alla Cardioaspirina, farmaco che peraltro viene assunto in cronico dal soggetto portatore di stents) potrebbe causare eventi avversi di natura cardiovascolare.

Con la collaborazione della dott.ssa Ilenia Di Liberto