PALERMO – Affari miliardari portati a termine con la “forza” e attraverso grandi giri di tangenti: tutto questo è, o meglio “era”, la Gas.
Un’azienda costituita da un funzionario regionale, Ezio Brancato, e che, negli anni, si è aggiudicata numerosi appalti per la metanizzazione in Sicilia e Abruzzo. Una bella storia siciliana, troppo per essere “pulita”.
A dimostrarlo sono state le indagini della guardia di finanza, che negli anni hanno messo in risalto come tra i soci fosse presente anche Vito Ciancimino, ex sindaco mafioso di Palermo, oltre che il tributarista Giovanni Lapis, arrestato per aver riciclato parte del denaro di Ciancimino.
Tra gli anni Ottanta e Novanta, la Gas è riuscita ad ottenere ben 72 concessioni per la metanizzazione attraverso appoggi politici e mafiosi. Poi, l’azienda è stata venduta ad una holding spagnola nel 2003: la Gas Natural la prelevò per 115 milioni di euro. Anche qui, però, la malavita ha giocato un ruolo fondamentale, coinvolgendo alcuni ministri, come Saverio Romano, Carlo Vizzini e l’ex assessore regionale Salvatore Cintola. Tutte posizioni archiviate negli anni.
Parte della grande somma di denaro, però, è stata sequestrata nel 2013: 48 milioni di euro, infatti, sono stati sottratti alla moglie e alle figlie di Brancato.
Oggi, infine, un’altra maxi operazione delle guardia di finanza ha inferto un duro colpo alla famiglia di Brancato, sequestrando un altro milione e mezzo di euro, oltre a gioielli e beni immobili. La somma in denaro e i preziosi erano stati portati in Francia proprio nel 2013, per evitare che gli venissero sottratti.