Prevenire e promuovere la salute

Prevenire e promuovere la salute

Domenico Grimaldi

Molti sono i limiti per poter realizzare una buona prevenzione delle malattie, perchè molti sono i fattori che determinano il benessere e lo stato di buona salute che sono al di fuori dello stretto campo di azione della medicina. Tanti obiettivi quindi sfuggono in quanto fuori dal controllo del medico, tuttavia per raggiungere dei risultati concreti occorre aumentare la consapevolezza politica sulle questioni da centrare. La buona salute e la prevenzione delle malattie non è in verità un valore affidato solo ai medici, anche se il medico di medicina generale in particolare è portato ad occuparsene a fondo, nei quotidiani contatti con le persone apparentemente sane che frequentano il suo studio. Per potere tuttavia realizzare questo risultato è importante una organizzazione del lavoro che faccia recuperare ai medici il tempo e le risorse necessarie.

Fra le tante cose da valutare con la giusta attenzione in campo preventivo vi sono le condizioni socioeconomiche, quelle culturali, l’ambiente di lavoro, l’occupazione, lo smaltimento dei rifiuti, l’ambiente abitativo e lavorativo delle persone. Molteplici condizioni morbose infatti potrebbero essere prevenute agendo oltre che sul rischio personale dell’individuo anche su quello ambientale e lavorativo intervenendo in tal guisa anche sulla popolazione. La medicina generale in merito sta tentando una trasformazione, sul piano organizzativo, importante per potere realizzare i cambiamenti necessari, strutturali, allo scopo di soddisfare i bisogni di assistenza della gente sempre più complessi e crescenti sia sul piano diagnostico e delle cure che sul piano preventivo.

Il miglioramento della qualità delle cure e l’evoluzione dello scenario epidemiologico hanno comportato, come è a tutti noto, un aumento della aspettativa di vita con incremento delle cronicità, degli anziani e delle fragilità. Per garantire la sostenibilità del servizio pubblico e l’universalità della tutela della salute è urgente la creazione di una rete sociale e sanitaria che abbia le caratteristiche di efficacia ed appropriatezza.

La vera sfida della medicina generale è quella di riuscire a costruire veramente il secondo pilastro della sanità pubblica nel territorio, rispondendo alle esigenze di presa in carico dei cittadini ammalati.

Solo così il medico di famiglia potrà diventare realmente il perno di una risposta integrata, idonea a coniugare la qualità delle cure con le risorse a disposizione. Stiamo lavorando per superare l’isolamento della categoria tentando di ridefinire una organizzazione del lavoro che sia integrata con un sistema che purtroppo è marginalizzante il ruolo del medico nel territorio.

Necessita, a tutti i costi, la definizione di un mmg che sia riconosciuto da tutti attore motivato, un medico che possa contribuire concretamente alla costruzione di percorsi di diagnosi e cura, che possa assicurare qualità e continuità delle cure, protagonista finalmente di una sanità di iniziativa, che non aspetta più la malattia, ma la previene, un medico di famiglia che identifica gli obiettivi da raggiungere, cogliendoli con efficacia.

Uno dei più importanti obiettivi che dovrà essere raggiunto è quello di massimizzare i risultati che vogliamo ottenere riducendo al minimo possibile i costi. Questa è la più diretta ed in fondo semplice definizione della appropriatezza, da tutti ricercata, che non è altro che un aspetto fondamentale della qualità dell’assistenza sanitaria alle persone. Nel valutare la appropriatezza, specie nell’uso dei farmaci, bisognerà confrontarsi con gli standard predefiniti, costruiti sulla migliore evidenza scientifica disponibile. Potrà, naturalmente, un buon medico scostarsi, nel singolo paziente, dai comportamenti collaudati e definiti, tuttavia potendo tale situazione essere un segno di non appropriatezza, si dovrà sempre essere in grado di dimostrare che si è fatto ciò che è giusto per quella persona in relazione alla sua specificità.

Non appropriato potrebbe essere somministrare un farmaco di seconda scelta in una determinata condizione patologica, ma anche prescrivere in eccesso o in difetto cioè quando, per esempio, non si prescrive un farmaco di comprovata efficacia in malati che potrebbero averne un beneficio.