CATANIA – Carlo (il nome è di fantasia) è un bambino di soli otto anni, ma a dispetto della sua età e a sua insaputa sta vivendo una vicenda legale che rischia di passare alla storia giudiziaria di questo paese.
I genitori di questo bambino si separano nel 2011 dando inizio ad un normale giudizio al Tribunale Civile di Catania. Ma la vicenda si complica quando il bambino rifiuta categoricamente di incontrare il padre. Entrambi i genitori decidono di rivolgersi al Tribunale per i Minorenni di Catania chiedendo la decadenza della potestà genitoriale l’uno dell’altro.
Il giudice del Tribunale Ordinario, disconosce l’operato del collegio specializzato (quello dei minori), mettendo il piccolo davanti alla possibilità di andare a vivere con quel padre che non vuole assolutamente incontrare.
A questo punto interviene il Tribunale per i Minorenni che incarica una equipe di operatori esperti di organizzare incontri fra padre e figlio e di mediare fra i coniugi sulla questione affidamento. Fin qui la storia di Carlo, seppur triste, è simile a quella di tanti bimbi contesi dai genitori.
A complicare le cose, già di per sé non facili, è stato il recente intervento del magistrato della separazione dei coniugi che ha deciso di rimettere la causa al Collegio al fine di mettere gli atti in mano alla Corte Suprema di Cassazione.
Sarà quindi la Corte di Cassazione a decidere sul caso, quale migliore garanzia?
Parzialmente vero perché in attesa della decisione che stabilirà chi dei due giudici (fra quello Istruttore del Tribunale Ordinario e quello del Tribunale per i Minorenni di Catania) è competente, il giudice Istruttore pretende di essere lui solo a poter decidere di Carlo.
Quel che stranisce il legale della madre è che in un altro procedimento analogo lo stesso Tribunale Ordinario (composto quasi interamente dagli stessi componenti) ha deciso in maniera diametralmente opposta, rimarcando che è giusto che del caso si occupi il Tribunale per i Minorenni nel “best interest” del minore, richiamando la formula di provenienza della convenzione di New York del 1989, regolarmente ratificata dall’Italia nel 1991 nonché dalla CEDU: il bambino in sostanza ha diritto “a ricevere dallo Stato una tutela pertinente, specializzata, univoca e coerente”.
La madre di Carlo, notata la contraddittorietà dei due provvedimenti in cui è presente lo stesso giudice, teme che questi non sia affatto imparziale e per tutelare il proprio bambino, vittima di queste cavillose contese fra giudici, si è vista costretta a ricusare per l’ennesima volta il giudice informando nel frattempo il presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, ovvero il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.