A voler essere semplici un medico deve dispensare la migliore cura possibile ad ogni singola persona malata. Per raggiungere questo risultato un presupposto indispensabile è quello di essere professionisti con le giuste conoscenze, competenze ed abilità, tali da poterle trasferire nella cura di ogni ammalato. Il medico ha, al di fuori di ogni ragionevole dubbio, il dovere di disattendere indicazioni stringenti, su base economica, quando ritiene che la restrizione possa risolversi in pregiudizio per la persona da curare. D’altra parte c’è da dire che non solo il medico di famiglia, ma tutti i medici devono rispettare l’uso appropriato delle risorse in quanto va dispensata, da parte del medico, la migliore cura possibile al minor costo.
Ogni singolo uomo sofferente è un caso singolare, unico, per cui il medico deve tenerne conto, cercando di produrre ogni utile sforzo per avvicinare i modelli teorici conosciuti al singolo caso sotto la sua osservazione. Naturalmente un buon uso delle risorse riguarda l’intero sistema sanitario e tutti i suoi operatori, compreso il decisore politico. Essere appropriati rappresenta, quindi, un dovere professionale che riguarda tutti, non trascurando di vigilare sugli induttori di spesa al fine di operare le migliori scelte per la collettività, ma anche per i singoli malati.
Il medico dovrà recuperare le sue radici, esercitando la sua migliore arte del curare le persone in maniera globale, nel loro contesto di vita, sia che si tratti di problemi di salute indefiniti che disagi psichici o sociali.
La medicina di famiglia opera metodologicamente in tal senso, negoziando ogni possibile soluzione, con approccio personalizzato, tipico e peculiare, capace di decodificare i bisogni, i malesseri, i disagi e le malattie.