CATANIA – Se non avessimo letto il verbale dell’incontro fra i direttori regionali dei vigili del fuoco di Calabria e di Sicilia, Claudio De Angelis e Giovanni Fricano, ed i rappresentanti nazionali e regionali dell’Unione Sindacale di Base, avremmo stentato a crederci. Secondo il comando nazionale dei vigili del fuoco l’operazione Augusta 2016 è paragonabile ad Expo 2015. Per il comando centrale l’operazione per riesumare i corpi dei migranti intrappolati nella stiva del peschereccio della più grande ecatombe del Mediterraneo è sullo stesso piano del più grande evento sull’alimentazione e la nutrizione realizzato a Milano. Per il comando centrale immergere le mani in una fossa comune con più di 700 resti in uno spazio che poteva contenere massimo 40 persone ha lo stesso valore di un evento dedicato al piacere della tavola, al lusso. Certo, l’accostamento è riferito all’impegno delle forze in campo, ma è improponibile, stucchevole, aberrante. E non è stato smentito.
“La direzione regionale è stata investita da tale operazione – si è limitato a dire Fricano – che com’è noto nasce da una volontà governativa che va al di là del comando nazionale”. Potete leggere i dettagli nei fogli del documento che abbiamo la possibilità di mostrarvi, quelli in cui è messo nero su bianco perché i vigili del fuoco appartenenti alla combattiva sigla sindacale sono in stato di agitazione.
Insomma, il solito, antico metodo dello scarica barile. L’amministrazione siciliana dei vigili del fuoco obbedisce alla disposizioni dall’alto. Punto. Inutile lamentarsi. Ma le cose non stanno così. L’amministrazione regionale potrebbe fare molto, eccome, per tutelare i lavoratori, ma dall’incontro è emerso che è soltanto un apparato burocratico, freddo, distante dalla realtà in cui gli angeli del fuoco sono costretti ad operare. Augusta 2016 è la cartina di tornasole. I sindacalisti hanno dichiarato che non si è mai riuscito a comprendere quale fosse l’interlocutore unico.
L’operazione sulla quale è sceso il silenzio dopo che è fallito il traghettamento nel porto della costa aretusea, che ha costretto al rinabissamento del peschereccio ed a rimandare le manovre in agosto (tutte notizie mai ufficializzite dalla Marina Militare, ma confermate dagli europarlamentarti che hanno presentato una interrogazione a Bruxelles), è stata affidata dal capo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco al Comando provinciale di Siracusa. Lo ha rivelato Fricano dopo avere specificato che tutto, comunque, risale al Viminale. Ma soltanto dopo avere validato il piano sia per gli aspetti tecnici sia per quelli sanitari è emerso che “il Comando provinciale siracusano era impossibilitato – ha detto il direttore generale siciliano – a far fronte all’operazione con le risorse a sua disposizione”. Un’affermazione considerata dall’Usb “estremamente grave in quanto i numeri di dotazione organica sono già a conoscenza dell’amministrazione”.
E dal verbale si scopre pure che, nonostante il difficilissimo compito affidato ai vigili, non è stato previsto un adeguato, straordinario supporto psicologico. Inoltre, viene messo nero su bianco quel che vi abbiamo rivelato in esclusiva tempo fa. Cioé che nella base Nato del porto di Augusta era stato costruito un hangar dalle dimensioni non adatte ad accogliere il relitto e le operazioni di riesumazione. Fricano ha ammesso che “il primo hangar montato aveva altezza minore rispetto agli elaborati in possesso della Direzione centrale per l’Emergenza, per cui è risultato non idoneo ad ospitare il relitto”. Un errore costato, eccome, denaro pubblico, circa 100mila euro, per il quale, però, nessuno pagherà.
Incalzato dai sindacalisti, Fricano ha sottolineato di non avere mai fatto il “minimo accenno di sprechi di denaro e che sull’errore non è in corso alcuna inchiesta” e, che, comunque, “la decisione del montaggio del primo hangar è stata presa a livello centrale”.
Ancora il barile. Prima della sconcertante risposta all’ultima domanda Augusta 2016, cioé se l’operazione è da considerarsi emergenza “l’Amministrazione chiarisce che l’operazione Augusta 2016 non è da considerarsi emergenza”. Zitti e pipa. Ma zitti i rappresentanti sindacali dei vigili del fuoco non stanno, tutto verbalizzato. Anche quel che riguarda i vari problemi che si affrontano in Sicilia quotidianamente. E si teme che si possa eliminare del tutto il nucleo sommozzatori a Catania, che già vengono utilizzati come se non fossero degli specialisti per emergenze, attivi soltanto in orari di ufficio. Uomini addestrati per interventi d’emergenza con orari d’ufficio… Già, le cose stanno così. Per la dirigenza regionale giusto così, tanto per i turni ci penseranno quelli del nucleo sommozzatori di Palermo. Un nucleo per un’intera regione se di notte dovesse accadere qualcosa che richieda l’intervento di sub.
Ma non basta. Per quanto riguarda le carenze di organico, Fricano ha ammesso “di non avere notizie di eventuali mobilità straordinarie atte a sanare le carenze di organico che si evidenziano in alcun Comandi di Sicilia”. E ciò nonostante in altre sedi d’Italia siano in esubero vigili siciliani lontani dalla loro residenza che potrebbero essere riavvicinati.
Silenzio sull’apertura del Distaccamento di Roccalumera, nel Messinese, e per quanto riguarda il Distaccamento Sud, quello nella sede inadeguata, invasa dai topi, ancora nessuna risposta dalla Direzione centrale per le Risorse logistiche e strumentali per fondi straordinari. Avanti così. Mentre è già emergenza incendi. Per quella che di recente ha devastato i territori del Palermitano e del Messinese, Fricano ha fatto verbalizzare che “presumibilmente i roghi sono di natura dolose” e che “nelle prime 24 ore sono state fronteggiate 685 richieste di intervento grazie all’impegno di tutte le risorse a disposizione e con squadre aggiuntive composte da personale libero dal servizio che si è offerto disponibile”.
Ammessa, in altri termini, la precarietà dell’organico per una regione come la Sicilia che ha un immenso patrimonio naturalistico e paesaggistico da tutelare e che in estate, indipendentemente da eventuali atti criminali, è a rischio per le alte temperature e la mancanza di un piano di prevenzione adeguato.
E qui il barile passa a Crocetta, alla Regione, che ha dimenticato l’accordo quadro col Comando regionale dei vigili del fuoco che prevede la possibilità di stipulare convenzioni per la costituzione di squadre aggiuntive impiegando personale libero dal servizio, al fine di potenziare il servizio di soccorso antincendio boschivo del Corpo forestale della Regione. L’ultima convenzione risale al 2012. Nulla da quattro anni.
“Il direttore regionale Fricano informa che nel mese di maggio di quest’anno ha indirizzato una nota alla Presidenza della Regione Siciliana, all’Assessorato all’Agricoltura e Foreste ed al Dipartimento della Protezione civile Regionale, sollecitando la stipula di una convenzione per l’anno in corso. Tale nota ad oggi non ha avuto riscontro”. La Sicilia brucia, i vigili del fuoco soffrono e “tale nota ad oggi non ha avuto riscontro”.
Alessandro Sofia