Dispiace avere la consapevolezza che in medicina il valore non è ancora patrimonio culturale comune di tutti gli attori. Mi sembra ancora di poter dire che la medicina non è solo una pratica scientifica, attraverso cui si individua una condizione di malattia ed una cura per ricostituire la salute, ma anche una pratica sociale che garantisca cure e salute a più persone possibile, pensando alle generazioni future. La medicina, dunque, deve riuscire a far pervenire salute a uomini o meglio individui diversi l’uno dall’altro ,distribuendola in maniera equa. Chi si occupa di dare e restituire salute deve essere consapevole che non si tratta di un bene astratto nè di una semplice raccolta di dati strumentali o di laboratorio, bensì il frutto della capacità di ciascuno di sapere tenere conto anche dei valori individuali. La medicina, in tal senso, se è, come è, anche pratica sociale, deve sapere integrare costi e benefici nel rispetto di ogni singolo individuo malato.
Avere oggi cure migliori per tutti comporta avere a cuore da una parte la piena soddisfazione del malato, dall’altra la sostenibilità del sistema. Ne consegue il dover dare valore all’uso delle risorse perseguendo ciascuno di noi l’obiettivo di migliorare le pratiche cliniche e gli esiti di salute. Fornendo prestazioni sanitarie infatti occorre acquisire i dati sugli esiti degli interventi, non verificare solo i costi, come si fa generalmente, traendo quindi gli elementi fondamentali per poter apprezzare il reale valore delle cure nel tempo.
Non è facile oggi raccogliere tali elementi, perché il sistema piuttosto è tarato a definire le spese correlate alle pratiche cliniche piuttosto che agli esiti di salute correlati, che non vengono registrati, senza considerare la difficoltà di avere generalmente i dati sullo stato funzionale della persona presa in carico.