Il silenzio sugli innocenti. Allarme suicidi per la crisi economica

Il silenzio sugli innocenti. Allarme suicidi per la crisi economica

CATANIA – Come se nulla fosse accaduto. Quell’uomo è una cosa che penzola, irritante, da condannare, da non considerare. Che se lo piangano o odino i parenti. Poche righe in alcuni organi di informazione locali. Silenzio in quelli nazionali, così come sono rimasti muti i rappresentanti istituzionali catanesi, sindaco Bianco in testa, sempre più arroccato, distantissimo dalla città, dai cittadini. Si è suicidato un imprenditore catanese, ma non importa. Un essere umano ancora 50enne domenica scorsa ha raggiunto il capannone della sua azienda, ha stretto attorno al collo una corda robusta e si è lasciato andare, per sempre. Ha scelto uno degli atti più brutali per togliersi la vita. Secondo gli studi di psicologia “è necessaria una notevole forza di volontà o di incoscienza, cioé di mente non sotto il controllo di psicofarmaci, per compiere un atto così estremo procurandosi danni fisici, dolorosi. E si decide di suicidarsi per svariati motivi. Chi lo fa con un atto violento, plateale, potrebbe essere mosso anche da desiderio di vendetta nei confronti di chi lo ha costretto a non credere più nel futuro, a chi ha tolto valore alla sua vita, che ormai reputa inutile”.

Non sapremo mai quale sia stato il demone che ha indicato la corda, se in effetti c’era anche una volontà di denuncia, di accusa, di condanna fatta scontare col proprio sacrificio; di certo i problemi economici hanno fatto scattare la serratura. Clic, addio. Addio maledetti. Maledetti responsabili della crisi economica. Maledetti debitori che mi costringete a non dormire la notte, all’ansia che ti opprime il petto, all’angoscia che rende le gambe molli, che prosciuga i muscoli, che spegne lo sguardo. È certo che l’imprenditore, attivo nel settore delle segnaletiche stradali, era sull’orlo del fallimento perché messo in ginocchio dagli insostenibili ritardi nei pagamenti degli enti statali che avevano affidato le commesse. Una storia, una storiaccia che ormai si ripete sistematicamente e che con altrettanta sistematicità si priva dell’audio quando viene raccontata da chi decide di farla finita. Perché lo Stato che provoca suicidi di imprenditori non è un bel titolo di giornale o di un servizio televisivo, soprattutto in prossimità di competizioni elettorali. E non importa se ormai si tratta di una vera emergenza.

La Sicilia è al quarto posto nella triste classifica dei suicidi avvenuti in Italia a causa della crisi economica. Al secondo posto c’è la Campania. I dati si riferiscono soltanto al triennio che va dal 2012 al 2014. In totale 439 suicidi: nel 2014 sono stati 201, 149 nel 2013, 89 nel 2012. Il picco massimo nel secondo trimestre del 2014. Il fenomeno non conosce più differenze geografiche o di tipologia lavorativa: 45% gli imprenditori suicidi, 42% i disoccupati. Secondo Nicola Ferrigni, docente di Sociologia della Link Campus University e direttore di Link Lab, che ha stilato la classifica “la crisi economica continua a contare le sue vittime, che negli ultimi tre anni sono cresciute in maniera esponenziale. Dopo l’impennata registrata nel 2013 i suicidi legati a difficoltà economiche hanno conosciuto un ulteriore e significativo aumento nel corso del 2014 risultando più che raddoppiati rispetto al 2012. Un’escalation che ben rappresenta un drammatico scenario in cui debiti, fallimenti, licenziamenti, stipendi non percepiti, disoccupazione diventano il movente di stragi che si consumano quotidianamente. L’analisi complessiva dei 3 anni, evidenzia un fenomeno che sta interessando in maniera trasversale strati sempre più ampi della popolazione senza alcuna particolare caratterizzazione geografica, investendo con la stessa forza Nord, Sud ed Isole, e che sta trascinando prepotentemente verso la disperazione non più solo imprenditori e titolari di azienda ma un numero sempre più considerevole di disoccupati”.

Altro dato allarmate è l’abbassamento dell’età delle vittime. Dal 2012 la classe d’età che va dai 35 ai 44 anni si è infoltita, passando dal 13,5% del 2012 al 21,4% del 2014. Ed i suicidi legati a problematiche e difficoltà economiche stanno diffondendosi anche tra i più giovani: tra il 2012 e il 2014, il 5,5% delle vittime ha un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (4% nel 2014) mentre l’1,4% ha meno di 25 anni (2,5% nel 2014 a fronte di una percentuale pari a 0 registrata nel 2012). Significativo anche il dato dei tentati suicidi, più che raddoppiato nel 2014 rispetto al 2012: sono 115 le persone che nel 2014 hanno provato a togliersi la vita per motivazioni riconducibili alla crisi economica, a fronte dei complessivi 86 del 2013 e dei 48 del 2012. Salgono così complessivamente a 249 i tentati suicidi registrati in Italia per motivazioni economiche dal 2012 al 2014. La Sicilia è al secondo posto nella classifica dei tentati suicidi. E i dati, così come dimostra quanto avvenuto a Catania, sono, purtroppo, da aggiornare. Ma non importa. Non importa. Sono cose che penzolano. Che penzolano nel vuoto. Assoluto.

Alessandro Sofia