PALERMO – Fin troppo facile “spolmonare” ai quattro venti la propria riluttanza al fenomeno mafioso e autocelebrarsi simbolo dell’antimafia.
Per quello bastano le parole e in Sicilia, ahi noi, di esempi “illustri” di sedicenti paladini dell’antimafia ce n’è più d’uno.
Tra Mimmo Costanzo e Pino Maniaci c’è solo da scegliere chi dei due è riuscito a tenere la parte meglio dell’altro.
In questi casi, però, attenersi ad un copione non basta a salvare la faccia, l’onore, la dignità nel momento in cui i nodi vengono al pettine.
Per Pino Maniaci, direttore dell’emittente televisiva siciliana TeleJato, i nodi cominciano a sciogliersi e la verità che ne viene fuori è imbarazzante. Per lui, infatti, è scattato il divieto di dimora nelle province di Trapani e Palermo nell’ambito dell’operazione Kelevra per la quale sono finite dietro le sbarre 9 persone tra Partinico e Borgetto.
Il provvedimento gli è stato notificato questa mattina dai carabinieri al termine di un’intensa attività di indagine e di intercettazioni che lasciano poco spazio all’immaginazione e quasi nessun margine di dubbio sul suo coinvolgimento.
Si definiva una “potenza”, sosteneva di essere in grado di “mandare a casa” chi non faceva come voleva lui, e irrideva le solidarietà ricevute per presunte intimidazioni mafiose, anche quella del premier Renzi che gli aveva telefonato per manifestargli vicinanza
C’è tutto questo nelle intercettazioni effettuate dai carabinieri a carico di Maniaci ora indagato per estorsione.
Maniaci incappa nelle maglie della giustizia per caso: i militari dell’Arma indagavano sui clan di Partinico e sui rapporti tra mafia e politica locale. Da un’intercettazione ambientale, a carico di un sindaco, in diretta viene fuori la consegna di una somma di denaro al giornalista. Circostanza che insospettisce gli investigatori che decidono di metterlo sotto controllo.
E così che scoprono che Maniaci in cambio di piccole somme, 200-300 euro, assicurava ai sindaci di non trasmettere quelli che definiva scoop che avrebbero potuto danneggiarli. Oltre al denaro avrebbe anche chiesto un contratto a termine per l’amante al comune di Partinico.
E il sindaco di allora, Salvatore Lo Biundo avrebbe accondisceso “se non si fanno le cose che dico – diceva Maniaci non sapendo di essere intercettato – lo mando a casa“