Catania, inaugurato l’anno giudiziario: “Situazione disastrosa nei nostri uffici”

Catania, inaugurato l’anno giudiziario: “Situazione disastrosa nei nostri uffici”

CATANIA – Oggi a Catania è stato inaugurato l’anno giudiziario. Un momento di confronto che ogni anno chiama a raccolta le maggiori cariche militari e politiche. 

“Problemi logistici e una situazione disastrosa degli uffici giudiziari catanesi” è la fotografia scattata dalla relazione introduttiva che quest’anno è stata affidata al presidente facente funzioni della Corte d’Appello, Carolina Tafuri.

“I nostri uffici sono insufficienti e sono dispersi sul territorio cittadino, con conseguenze negative sul regolare e dignitoso esercizio della giurisdizione locale. La situazione risulta ancora più grave rispetto a quella prospettata negli anni precedenti, dovendo far fronte alle accresciute esigenze logistiche connesse all’accorpamento delle soppresse sezioni distaccate che, oltre a determinare la rimodulazione delle dimensioni del Tribunale, reclamano la necessità di individuare nuovi spazi e nuovi locali da destinare al personale di magistratura e a quello amministrativo in passato operanti in quegli uffici periferici.

Il presidente del Tribunale si è visto di recente costretto a prospettare la riprogrammazione dei calendari d’udienza dei giudici civili, con un inevitabile allungamento dei tempi processuali.

“Insufficienze anche al Tribunale per i Minorenni e al Tribunale di Sorveglianza di Catania che hanno segnalato l’inadeguatezza dei rispettivi immobili”. Nel primo caso si lamenta l’evidente insufficienza dell’unica aula d’udienza disponibile e anche la necessità di disporre di spazi adeguati per l’ascolto protetto.

A sua volta la Procura della Repubblica ha denunciato come la dislocazione dei propri uffici in ben 13 siti cittadini, la maggior parte dei quali di proprietà privata, sia fonte di enorme dispersione di energie umane e finanziarie, oltre ad avere riflessi in termini di sicurezza di persone ed impianti. Il problema principale che “affligge” il settore penale è l’eccessiva e crescente sproporzione tra il numero dei procedimenti da esitare e le risorse umane e materiali destinate allo scopo.

Due, quindi sono le possibili direttive d’intervento: da un lato, la diminuzione del numero dei procedimenti pendenti, dall’altro l’aumento delle potenzialità della “macchina giustizia” e, quindi, l’aumento delle relative risorse umane e materiali. Più specificamente, per quanto concerne la riduzione del numero dei procedimenti pendenti, tale risultato si raggiunge tramite apposite riforme legislative sia di diritto sostanziale sia di diritto processuale, finalizzate, per l’appunto, a far diminuire le pendenze giudiziarie, sia riducendo le fattispecie penali, sia introducendo meccanismi tali da favorire la risoluzione dei procedimenti pendenti.

E puntando proprio sul potenziamento della macchina giustizia, la Tafuri ha affermato: “Esso non può che avvenire tramite due leve: aumento del personale e delle risorse materiali, migliore e più efficiente organizzazione di tali risorse. L’aumento del personale e delle risorse è certamente lo strumento più difficile da realizzare, anche se, occorre riconoscerlo, l’unico in grado di risolvere definitivamente il problema. È bene però chiarire che per incremento del personale non s’intende tanto un aumento delle piante organiche,, quanto piuttosto la “semplice” copertura delle esistenti piante organiche che, soprattutto in alcuni settori, sono fortemente deficitarie”.

Stesso “grido di dolore” viene anche dalla Procura distrettuale: “Coloro che chiedono protezione rifugiandosi nel nostro paese per sfuggire alle persecuzioni e ai conflitti devono ottenere in tempi ragionevoli una risposta definitiva sul loro status internazionale, da cui dipendono enormi conseguenze individuali e collettive”. Quello dei migranti è un tema caro al procuratore generale della Corte d’appello di Roma, Giovanni Salvi, reduce da una significativa esperienza professionale in Sicilia come capo della Procura di Catania per alcuni anni.

“È nella consapevolezza della centralità di quest’area della giurisdizione – spiega Salvi nella sua relazione – che la Procura generale d’intesa con la Presidenza della Corte ha dato priorità alla realizzazione di aule dedicate alla trattazione delle procedure relative ai migranti”. Per il Pg di Roma “questo impegno organizzativo, unito a quello per la piena identificazione di tutti coloro che entrano nel territorio dello Stato, ogni giorno di più si dimostra fondamentale per impedire che prevalgano spinte al rifiuto della solidarietà di coloro che fuggono dalla miseria e al rigetto degli obblighi internazionali assunti dall’Italia per la protezione di coloro che cercano riparo dalla persecuzione”.

“Non è senza significato – osserva il Pg di Roma – che proprio l’enorme ritardo sul territorio nazionale dei tempi medi di definizione delle procedure di riconoscimento di status abbia consentito lo sfruttamento criminale del migrante da parte di soggetti senza scrupoli”.