PALERMO – La proposta dei 40 diaconi dell’arcidiocesi di Palermo di valutare l’opportunità di ordinare diacono il missionario laico Biagio Conte ha sorpreso piacevolmente l’arcivescovo Lorefice, che ha promesso di valutare con attenzione la richiesta.
La comunicazione ufficiale è stata data venerdì sera nel corso di un incontro che si è svolto all’Istituto “Maria Immacolata” della Congregazione femminile delle serve dei poveri del Beato Giacomo Cusmano, e al quale hanno partecipato tutti i diaconi insieme alle loro spose.
La riunione, organizzata da don Giuseppe Sunseri, delegato arcivescovile dei diaconi, e presienziata dall’assistente spirituale mons. Giuseppe Pecoraro, è poi terminata con una celebrazione Eucaristica, simbolo della sacramentalità del diaconato e, come sottolinea l’arcivescovo Lorefice, il diacono “è un servo e sulla cattedra del servizio deve fondare tutto il suo vivere”.
Conte, fondatore della “Missione di Speranza e Carità“, che dal 1993 ospita i meno fortunati, ha accolto con commozione la proposta dei diaconi, dichiarando: “Se il Signore vuole e possiamo dare un aiuto come segno di Chiesa sono disponibile ad accogliere questo grande dono”.
Monsignor Lorefice, ricordando che per 7 anni ha curato il cammino dei diaconi ordinati e di quelli in formazione nella diocesi di Noto, ha espresso la sua approvazione dicendo: “È una bella idea che mi piace proprio. La Chiesa deve essere arricchita del dono del diaconato che è una chiamata che deve avere una ricaduta sulla comunità cristiana”.
La proposta dei diaconi appare estremamente significativa e dimostra che nutrono profonda stima e immenso rispetto per il missionario e per le sue opere di carità, tanto da invitarlo a far parte del proprio ordine e da riconoscergli in pieno tutti i suoi meriti. A testimonianza di ciò, Pino Grasso, diacono promotore dell’iniziativa, dichiara: “Biagio Conte è l’araldo della carità e rappresenta un modello da imitare. Egli infatti, interpreta molto bene il ruolo di diacono seppure ‘de facto’. Quale migliore profezia potrebbe rappresentare l’ordinazione diaconale per l’imposizione delle mani del Vescovo su chi ogni giorno indossa il vero grembiule del servizio e non la dalmatica soltanto durante le celebrazioni liturgiche. Personalmente, ogni qual volta lo incontro, non manco di dirgli che è lui il vero diacono ed io quasi mi vergogno perché non so interpretare la diaconia a favore dei poveri e degli indifesi come invece sa fare lui”.