Totò Cascio racconta il suo “Nuovo Cinema Paradiso”

Totò Cascio racconta il suo “Nuovo Cinema Paradiso”

PALERMO – “Me le posso prendere? Allora, me le posso prendere?” Amava così tanto il cinema il piccolo Totò che tormentava con le sue pressanti richieste di bambino il grande amico Alfredo, per ottenere da lui le pellicole che ritraevano appassionati baci d’amore, proibiti da Don Adelfio, parroco del paese. Scene da Oscar che sono entrate nella memoria di chi ha amato uno dei più grandi capolavori del cinema italiano: “Nuovo Cinema Paradiso”.

Struggente nella sua bellezza senza tempo, il film di Tornatore, premiato nel 1990 con la più prestigiosa delle statuette come migliore film straniero, è una pietra miliare nella storia della regia mondiale. Vinse anche il David di Donatello per le colonne sonore del grande Morricone e prima ancora il Gran Prix speciale della Giuria al Festival di Cannes. ll film narra la storia dell’amicizia tra Totò e Alfredo, interpretato dal grande Philippe Noiret. Un’amicizia tenera e commovente che nasce e si consolida nella Sicilia del dopoguerra, nell’immaginario paesino di Giancaldo. Totò è un piccolo chierichetto, Alfredo il proiezionista del cinema del paese, che fa da sfondo a questa storia, dove le emozioni non hanno pause.

Palazzo Adriano è il set del film ed anche il paese natale di Totò Cascio:Avevo poco più di otto anni quando fui scelto per interpretare il film – racconta Totò – la sorella di Peppuccio (Tornatore ndr) la buonanima di Piera, venne a scuola e ci fotografò perchè stavano cercando un bambino con caratteristiche precise. All’inizio eravamo circa 300, poi restammo in 10 e, alla fine, fui scelto io”.

Totò Cascio

Totò Cascio

Che ricordi ha di quell’esperienza?

Fu tutto casuale e non nascondo che la presi come un gioco. Ero piccolo, non mi rendevo conto. Ricordo che spesso mi annoiavo, perché era estate e avrei voluto giocare con i miei coetanei, piuttosto che recitare. Molte scene le girammo di notte ed io spesso mi addormentavo sul set, tra le braccia di mia madre”.

Che rapporto aveva con gli altri attori?

“Ero coccolato da tutti, perché ero vispo, monello, ero la mascotte della troupe – continua – mi insegnavano il romanesco ed io ripetevo quello che mi veniva detto“.

E con Noiret?

“Era un omone grande, protettivo. Abbiamo avuto un rapporto affettuoso, da nonno a nipote. Aveva l’interprete, perché parlava molto poco l’italiano, ma questo non ci ha mai impedito di “comunicare”. Si affezionò molto a me e ricordo che quando lo vidi 16 anni dopo, in una trasmissione della Carrà, l’incontro fu molto commovente”.

C’è un episodio che ricorda particolarmente?

“Si, giravamo le scena dell’incendio delle pellicole e ricordo che gliela feci girare talmente tante volte, che alla fine Tornatore mi disse che a Roma erano molto scontenti di me. Ovviamente non era vero, ma “Roma” significava la produzione e così mi responsabilizzarono”.

E dell’Oscar che ricordo ha?

“Era notte e avevo la febbre. In quei giorni ero a Roma per girare il “Il Ricatto2” con Massimo Ranieri. Peppuccio tornando mi consegnò una lettera, dove c’era scritto che ero stato il migliore attore bambino. Non lo capii, è chiaro. Solo in futuro è stato il mio biglietto da visita”.

Quel premio prima di lui lo aveva vinto solo Shirley Temple.

Per lui anche il British Academy of Film and television Arts come attore non protagonista.

Mi parli di Tornatore.

”In tutti questi anni si è instaurato un rapporto profondo, di parentela, che va al di là dell’amicizia. Io sono grato a lui e lui a me. Come posso spiegarmi? Io conto su di lui e lui su di me”.

“Nuovo Cinema Paradiso” ha avuto così tanto successo, che per celebrare i 25 anni dell’Oscar la tv giapponese gli ha dedicato un documentario.

“Hanno ripercorso i luoghi di Tornatore e i luoghi del film. Due ore in cui io e lui parliamo a ruota libera. A distanza di tanti anni mi scrivono un po’ da tutto il mondo, per testimoniare stima ed affetto”.

Dopo “Nuovo Cinema Paradiso” sono arrivate altre proposte. Totò, ha recitato con Mastroianni in “Stanno tutti bene”, “C’era un castello con 40 cani” e poi altri film e altre interpretazioni al fianco di Celentano e Bud Spencer.

È questo che voleva fare nella vita?

“Sono sincero e dico che il cinema non è la mia grande passione. Amo di più il varietà e la tv. Sa qual è il mio sogno nel cassetto? Lavorare con Fiorello. Da lui accetterei subito una proposta”.

Per adesso Totò, che ha 35 anni, vive a Palermo, dove si occupa dell’organizzazione di eventi. Ama la politica e, come tutti i giovani, vorrebbe più opportunità.

“Lei è di Catania vero? Vorrei salutare e ringraziare tutti i catanesi. La vostra è una città dinamica che mi piace tanto”.

Ultima domanda. Cos’è per lei Nuovo Cinema Paradiso?

“Che dire? E’ la mia vita, la mia quotidianità. Oggi non sarei quello che sono, se quel giorno di tanti anni fa non fossi stato scelto”.

Lui però, a differenza di Totò Di Vita, che interpreta nel film, ha scelto di restare. Qui. Nella sua Sicilia.