CATANIA – “La rivoluzione si fa nelle piazze con il popolo, ma il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale con la matita in mano. Quella matita, più forte di qualsiasi arma, più pericolosa di una lupara e più affilata di un coltello”. Con queste parole Paolo Borsellino aveva commentato il ruolo degli elettori nelle scelte politiche per debellare il virus mafioso.
A Catania da mesi si chiacchiera e si sussurra su alcuni membri del senato della città che avrebbero contiguità con la criminalità organizzata. Un’accusa pesante formulata – in un’intervista rilasciata tempo addietro – dal presidente della commissione regionale antimafia Nello Musumeci.
Nella relazione dell’antimafia sono finiti due esponenti del civico consesso e uno delle circoscrizioni e nei sussurri di palazzo si sta cercando di individuare chi possano essere e quali eventuali relazioni di parentela abbiano con esponenti dei clan.
Il documento della commissione presieduta da Musumeci andrà anche all’antimafia regionale e alla procura etnea e vi sarebbero anche ulteriori due casi da “monitorare”.
Quest’oggi probabilmente nella seduta del consiglio si cercherà chiarezza per tutelare le istituzioni elette dai cittadini. Elezioni spesso contraddistinte, specie le amministrative, dal “sistema” dei patronati e delle “buste della spesa” che condizionano il voto e ancora la politica non ha trovato gli anticorpi adatti.