L’ascolto del paziente

L’ascolto del paziente

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Nel film “Caro Diario” di Nanni Moretti, ci sono delle scene che riprendono il dialogo, si fa per dire, tra il medico dermatologo e il paziente affetto da prurito incoercibile, guarda caso dovuto a un linfoma. Il brano cinematografico riprende come si costruisce o no una “alleanza medico paziente”, che dovrebbe essere fondata su un rapporto di fiducia, prima legata all’ascolto partecipato del paziente e poi alla buona e corretta comunicazione. Nel film in questione questo non c’è e come spesso accade non c’è neppure nella realtà.

“Un gruppo di studio dell’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica ha eseguito una ricerca che ha fatto emergere quanto siano fondamentali per l’efficacia e la buona riuscita di una dieta l’ascolto e la fiducia costruita con il paziente. La ricerca mette sotto esame la qualità e l’empatia dell’ascolto dei pazienti, partendo dai dati in letteratura secondo cui raramente si concedono 3 minuti consecutivi di colloquio e la prima interruzione avviene in media tra 18 e 23 secondi. L’interessante ricerca mette il dito sulla piaga del tempo che si offre al paziente per raccontare la propria storia e i propri disturbi e al medico per comunicare sia la diagnosi, sia la terapia e sia, ancora più importante, il modo di prendersi cura del paziente. Questo termine, oggi sempre più sconosciuto e più indispensabile, per una serie di motivazioni sia culturali che ambientali andrebbe rivisitato nella sua essenza, un po’ come recita nella sua canzone Franco Battiato. Per fare questo serve un percorso formativo ed educazionale che oggi l’Università a stento porta avanti, facendo anche riflettere i decisori tecnico-amministrativi che la qualità dell’assistenza non è sinonimo di quantità (più visite più guadagni per il SSN) e riportando l’attività del medico a fare il medico e non il burocrate.

La presenza di schede e di computer all’interno dello spazio medico-paziente può essere un intralcio e motivo di disattenzione verso la figura della persona malata o che si crede tale, e se anche questi arnesi sono oggi un utile ausilio per indirizzare la terapia, bisognerà trovare la giusta misura nel dedicare tempo e spazio. Quanto detto trova però altri ostacoli, talvolta insiti nella richiesta che fanno i pazienti, spesso già informati dal dottor internet, che chiedono al medico solo la conferma di quanto da loro compreso guardando uno schermo. Per fare un esempio chiedono un medico bancomat che a domanda risponda, così pure la premura perché ci sono altre cose da fare.

Spesso l’ostacolo viene dal medico che, pur essendo preparato sulle malattie, non è opportunamente formato al dialogo. Talvolta l’ambiente gioca un ruolo nefasto e segnatamente quando dietro la porta spingono altre persone, pazienti, collaboratori scientifici, amici e parenti. Queste figure bussando alla porta e con un vocio assordante rompono l’equilibrio che si cerca di costruire. Da qualche anno l’ordine dei medici di Palermo ed ora anche la federazione nazionale degli ordini dedicano progetti formativi di “Educazione Terapeutica” diretta agli operatori sanitari e ai pazienti con l’intento di trasmettere quel messaggio impostato sul dialogo e sulla corretta comunicazione che è alla base del rapporto di fiducia medico-paziente, primo passo per qualsiasi processo di cura.