PALERMO – Riapre al pubblico, dopo un lungo e complesso intervento di restauro, la chiesa di Santa Caterina, che con il suo articolato complesso monumentale rappresenta uno dei luoghi più ricchi di storia e significato di Palermo.
L’intervento di restauro
Per oltre sette secoli la struttura ha ospitato le suore di clausura dell’ordine domenicano. Con la crisi delle vocazioni il convento era stato chiuso, per poi riaprire nel 2017. Da circa un anno la chiesa era nuovamente interdetta ai visitatori per consentire il restauro delle pietre e dei marmi preziosi che rendono unica la straordinaria pavimentazione a intarsi.
L’intervento, presentato con il titolo “Il canto della pietra, il volto della Madre”, ha interessato anche il coro marmoreo dell’ingresso. Oltre al restauro architettonico, l’evento segna anche il ritorno nella sua collocazione originaria della “Madonna del Rosario”, celebre dipinto seicentesco di Antoon Van Dyck. Il duplice momento è stato seguito dall’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice.
Le dichiarazioni di Giuseppe Bucaro
“È il recupero di un pezzo importante della storia e della devozione della città – dice il rettore di Santa Caterina, Giuseppe Bucaro – Il quadro di Van Dyck è stato scelto – aggiunge – per rappresentare la Madonna del Rosario, devozione tipica dei domenicani, ed è stato posto fra tre sante Rosalia a raccontare il ruolo delle suore del monastero di Santa Caterina nella storia della liberazione della peste”.
L’intervento di restauro, finanziato dal Ministero delle Infrastrutture con un investimento di circa 900 mila euro, è stato condotto secondo rigorosi criteri scientifici e nel pieno rispetto dei materiali originali. Le analisi hanno evidenziato un’alterazione chimica del legante che univa i marmi al supporto: i sollevamenti e i distacchi erano infatti dovuti al deterioramento della particolare colla originaria, che nel tempo aveva perso la propria capacità adesiva.
Il convento
Il convento, con il suo vasto complesso monumentale e la chiesa sormontata da una cupola di grandi dimensioni, fu edificato tra il 1310 e il 1329 per volere di Benvenuta Magistro Angelo, esponente di una ricca famiglia aristocratica, con la funzione di accogliere le cosiddette “repentite”. Nel corso del Quattrocento la struttura venne successivamente trasformata in convento di monache di clausura, assumendo il ruolo che avrebbe mantenuto per secoli nella vita religiosa e sociale della città.



