CATANIA – Il Procuratore di Catania Francesco Curcio si è espresso pubblicamente riguardo le questioni legate alle diverse mafie albanesi, presenti all’interno del territorio siciliano. Tra i punti discussi dal magistrato, inoltre, anche la natura inarrestabile dei flussi migratori.
Il problema delle mafie albanesi in Sicilia
“Nel nostro territorio è importantissimo sicuramente il traffico di droga che pesa moltissimo. L’ndrangheta ‘fornisce’ e i siciliani gestiscono poi il traffico successivo fino allo spaccio di strada e la logistica”. Così ha iniziato il proprio discorso il procuratore del capoluogo etneo, Francesco Curcio, che ha poi proseguito:
“Abbiamo queste realtà siciliane che operano, grazie alle forniture che arrivano dalla Calabria e dagli albanesi, la cui mafia sta anche piantando radici stabili in Sicilia. Grazie alla droga cominciano a entrare nel tessuto sociale grazie all’economia illegale“.
“Quindi – ha poi aggiunto il magistrato – si inizia a profilare questa mutazione della mafia. Prima esclusivamente narcomafia, adesso più stabile e presente sul territorio. Quello della droga è il principale business e poi c’è quello degli appalti che è ancora sotto il ferreo controllo delle associazioni mafiose. Se i clan non vincono l’appalto ottengono il subappalto, e se non ottengono neppure quello fanno estorsioni importanti, inquinando molto il settore”.
Curcio ha infine concluso:
“Sul traffico di rifiuti stiamo lavorando, ma allo stato, dopo alcune indagini del passato molto importanti, che hanno portato anche a sequestri, confische di patrimoni, anche per più di 100 milioni nei confronti di soggetti che gestivano la raccolta e lo smaltimento, stiamo continuando a lavorare, ma abbiamo risultati ancora, è presto per poterne parlare“.
Gli appalti criminali sull’isola: “Mafia dei poveracci e dei ricchi”
Proprio sul tema degli appalti il Procuratore ha esteso la propria preoccupazione, dichiarando:
“Anche nella mafia ci stanno i ricchi e i poveri. C’è la mafia dei poveracci, che sono quelli che gestiscono per conto dei ‘capi’ le piazze di spaccio, che fanno le estorsioni porta a porta, o anche quelle più importanti”.
“Quest’anno – ha continuato – sono stati raddoppiati i procedimenti per estorsione aggravata dal metodo mafioso, siamo passati a settantotto procedimenti mentre erano una trentina negli anni scorsi. C’è quindi questa mafia che opera sul territorio e che, per fortuna non ammazza, come una volta, ma è violenta, perché le ritorsioni violente le tocchiamo con mano tutti i giorni, pestaggi, sparatorie, atti intimidatori, e così via”.
“E poi c’è la mafia dei ricchi, che è quella dei grandi appalti, che è sempre più ricca e che ormai ha ‘digerito’ quelle provviste di denaro mafioso che negli anni ’80 e ’90 sono state messe in circolazione. Sono diventate parte della sua ricchezza, con la quale controlla tutta una serie di attività economiche”.
La questione migranti
A concludere, poi, l’intervento di Curcio anche la discussione sul tema migranti, a cui ha aggiunto:
“Sulla questione migranti rilevo che c’è quella di serie A, di serie B e di serie C. Abbiamo individuato sostanzialmente che mentre i migranti più benestanti partono con delle imbarcazioni, spesso si parla di barche a vela anche importanti, dalle coste della Turchia, passando per la Grecia, arrivano poi qui in Sicilia occidentale. Poi ci sono i più poveri, quelli di serie B e di serie C, che partono dalle coste libiche. È un flusso questo che sembra inarrestabile”.
“Quello della Turchia – ha poi aggiunto – è significativo però, ovviamente, essendo riservato ai più ricchi che possono pagare anche da 20 a 30mila euro per un viaggio, il fenomeno, da un punto di vista numerico, è ridotto, anche se poi i guadagni sono ingenti per chi lo gestisce“.
“Sul traffico libico, invece -Prosegue il procuratore- abbiamo questa difficoltà enorme. Sappiamo come vengono organizzati i viaggi, sappiamo dove vengono tenuti i migranti in Libia, in condizioni di quasi schiavitù, sappiamo da dove partono, ma non essendoci, come dire, una possibilità, a oggi, di cooperare con le autorità libiche, parliamo sia del governo riconosciuto, ma ovviamente a maggior ragione di quello non riconosciuto di Haftar, siamo impossibilitati a intervenire alla radice per fermare questo fenomeno“.
“È un problema evidentemente politico – ha rilevato il Procuratore di Catania – e la politica dovrebbe cercare di ottenere una cooperazione da parte delle autorità di questi Paesi. Solo così, a mio avviso sarebbe possibile frenare il fenomeno”.
Il magistrato ha quindi proseguito, aggiungendo:
“A mia memoria non c’è mai stato un governo che è riuscito a ottenere una cooperazione da parte delle forze di polizia e dell’autorità giudiziaria libica perché, ripeto, parliamo di punti di partenza che sono individuati, tracciabili e dunque potrebbe svilupparsi un’attività, conoscendo anche in alcuni casi quali sono le organizzazioni che operano su quel territorio, ma, ripeto: siamo fermi, non possiamo muoverci perché non esiste un canale di cooperazione“.
“Con i turchi – ha infine concluso Curcio – abbiamo cooperato e anche bene, è stata un’esperienza felice, anche con l’Egitto perché si trattava di una banda egiziana che operava in Turchia. Ma il problema, ripeto, sono queste organizzazioni libiche”.



