CATANIA – Parallelamente al nuovo bando australiano, volto a limitare l’accesso online ai minori di 16 anni, Catania decide di sorprendere tutti rivelandosi la quinta città nazionale più attiva sui canali social, con una media settimanale di 13,7 ore. A rivelarlo il Digital Wellbeing Report 2025 firmato Unobravo, che ha gettato luce sull’impatto causato dalla comunicazione digitale nei confronti dei cittadini italiani.
La posizione di Catania sui social, le statistiche
Le statistiche hanno poi rivelato come oltre la metà degli individui presi in esame, circa il 51%, tenda a trascorrere online più tempo di quanto inizialmente previsto, sottolineando quindi la facilità con cui è possibile perdere la cognizione del tempo mentre si è connessi.
Tra le piattaforme più frequentate, inoltre, spiccano in ordine Facebook e YouTube, con una media di tre ore, seguiti subito dopo da Instagram, con 2,3 ore, e TikTok, 4,7 ore. Se però si restringe il campo alla fascia d’età compresa tra i 18 e i 24 anni emerge come il social media più influente sia TikTok, per una media di 5,4 ore, seguito invece da Instagram, usato per circa 4,7 ore.
Un ulteriore approfondimento ha successivamente riguardato anche l’utilizzo dei social network sul posto di lavoro, evidenziando come il 74% dei lavoratori utilizzi i propri dispositivi per connettersi online durante i turni feriali per una media giornaliera di 20 minuti. Diverso, invece, il caso di chi lavora negli ambiti di marketing, advertising, PR e nei settori della salute e del sociale, impegnati sulle piattaforme digitali per una media settimanale di 2,7–3,8 ore.
Si trovano poi in testa alla classifica gli studenti, impegnati sui social, durante le ore di studio, per una media complessiva di circa 3,6 ore a settimana.
Gli aspetti negativi
L’indagine, che ha interessato più di 1.500 individui, ha infine dedicato parte del suo tempo ad approfondire l’impatto negativo giocato dal costante contatto con il mondo social sui cittadini italiani. È così emerso come il 32%, compreso in una fascia d’età tra i 18 e i 34 anni, dichiari apertamente che l’utilizzo delle piattaforme digitali abbia danneggiato il loro benessere psicologico.
In contemporanea ben il 35% dei partecipanti allo studio ha ammesso che il confronto con gli altri, mediante piattaforme online, abbia contribuito alla riduzione della propria autostima, con un ulteriore 34% di individui che dichiara di sentirsi sotto pressione nel dover mostrare una propria versione di sé “ideale”.
Fonte di preoccupazione poi, come testimonia i racconti del 49%, è rappresentata dalla diffusione giornaliera di fake news, con un buon 42% che ha dichiarato di provare sfiducia nel prossimo o nelle istituzioni stesse. Una piega della disinformazione sempre più diffusa, specie nei campi del: risparmio finanziario (33%), notizie politiche (28%), informazioni economiche (28%) e della salute o benessere (27%).
Le dichiarazioni della dottoressa Perris
Sull’argomento ha deciso di esprimersi anche la dottoressa Valeria Fiorenza Perris, psicoterapeuta e Clinical Director di Unobravo, che ha dichiarato: “I social media possono connettere, ispirare e informare. Ma senza confini, possono anche sopraffare. Incoraggiamo le persone a creare routine digitali che proteggano il loro benessere emotivo. Il vero benessere digitale non riguarda il disconnettersi completamente, ma il riconnettersi all’esperienza concreta in modo consapevole“.



