SICILIA – Sono rinviati al 2033 i fondi per il Ponte sullo Stretto, slittati per via della bocciatura del progetto da parte della Corte dei Conti. È questo quanto è previsto dal maxi-emendamento della maggioranza alla legge di bilancio.
Cosa prevede l’emendamento di 3,5 miliardi e come saranno gestiti i fondi del Ponte
Secondo quanto annunciato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, l’obiettivo dell’emendamento – che ammonta a 3,5 miliardi – è “venire incontro all’enorme mole di richieste delle imprese”. La manovra approderà in aula al Senato il prossimo lunedì e il voto finale è previsto per martedì 23. L’emendamento prevede anche uno slittamento dei fondi del ponte sullo Stretto al 2033: 780 milioni posticipati per via della bocciatura della Corte dei Conti.
Secondo quanto si legge nella Relazione tecnica, la modifica “rifinanzia, alla luce dell’aggiornamento dell’iter amministrativo e del non perfezionamento degli impegni relativi alle somme iscritte in bilancio nell’anno 2025 in conto residui rinvenienti dell’anno 2024, gli stanziamenti relativi al Ponte sullo stretto di Messina”. È da lasciare “inalterato il valore complessivo delle somme autorizzate“.
Di Paola: “Che le risorse per il ponte sullo stretto siano restituite alla Sicilia”
Nel frattempo, il clima all’Ars è rovente: alla luce della manovra l’opposizione chiede che vengano restituiti alla Sicilia gli 1,3 miliardi del Fondo sviluppo e coesione. Il Vicepresidente all’Ars e coordinatore regionale del M5S, Nuccio di Paola, non ha usato mezzi termini.
“Altro che ponte di propaganda, ridateci gli 1,3 miliardi di fondi FSC. Il definanziamento da 3 miliardi proposto a Roma dalla destra di Meloni, Salvini e Schifani che coinvolge il progetto del ponte sullo Stretto rilancia quanto diciamo da sempre, anche con una mozione del novembre scorso: Roma ci restituisca il miliardo e 300 milioni di fondi FSC scippati ai siciliani per un ponte di propaganda. Tali fondi devono essere destinati ad opere necessarie alla nostra regione, quali strade, scuole e ospedali. Schifani sia il presidente dei siciliani, non l’amico di Meloni e Salvini”.
“Lo stesso ministro Giorgetti – aggiunge Di Paola – definanziando di 3 miliardi e mezzo di euro il ponte sullo Stretto ha bocciato Salvini e le sue mire espansionistiche. A questo punto il governo regionale esiga il ripristino a favore della Regione siciliana della quota parte delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione destinate originariamente al territorio, per garantire la piena funzionalità dei servizi pubblici locali e il rispetto della destinazione originaria delle risorse per il periodo di programmazione 2021-2027”, ha concluso.
L’85% del maxi emendamento andranno ad aziende del Nord e Cgil Sicilia non ci sta
Il messaggio è chiaro: ridestinare le risorse che spettano alla nostra Isola. Tema su cui si sono espressi anche Alfio Mannino e Francesco Lucchesi, rispettivamente Segretario generale e Segretario confederale regionale della Cgil infuriati per “l’ennesima burla” del governo.
“Sulla vicenda ponte sullo Stretto – si legge in una nota congiunta – si sta consumando una farsa il cui esito finale è l’ennesimo scippo di risorse alla Sicilia. Non sentiamo ancora la voce del presidente della Regione, che dovrebbe essere indignato. Anche questa volta accetterà supinamente le decisioni di Roma? Sarebbe sconcertante”.
La Sicilia non merita “il silenzio complice di Schifani”
La Cgil ha inviato a Renato Schifani la richiesta dell’apertura immediata di un confronto. “Prima – ricorda il sindacato – lo scippo delle risorse del Fsc destinandole al ponte, nel silenzio di Schifani. Abbiamo dalla prima ora chiesto e rimarcato, dopo la pronuncia della Corte dei Conti che rendeva ancora più evidente che l’opera difficilmente avrebbe visto la luce, che le risorse venissero ridestinate alla Sicilia. Con la nuova rimodulazione 3,5 miliardi verranno destinati almeno per l’85% ad aziende del Nord Italia“.
Per Mannino e Lucchesi “è una vicenda paradossale: il governo aggira gli ostacoli reali togliendo soldi alla Sicilia, cioè a chi teoricamente ma con lingua biforcuta vorrebbe favorire con questa infrastruttura. Cosa si inventerà ora la macchina della propaganda? Quello che è più assurdo, inaccettabile, indegno è il silenzio complice di Schifani. Ci auguriamo fino alla fine un cambio di atteggiamento perché la Sicilia non merita il disinteresse e il disprezzo che sta manifestando il governo nazionale nei suoi confronti”.
Cateno De Luca della stessa idea: “Ponte in un binario morto”
Sul caso è intervenuto anche Cateno De Luca, primo cittadino di Taormina e leader di Sud Chiama Nord, che nel corso di una conferenza stampa all’Ars ha illustrato i dati relativi alle coperture finanziarie dell’opera.
“I numeri parlano chiaro: il ponte sullo stretto di Messina non ha più una copertura finanziaria di 13,5 miliardi di euro, ma di appena 10 miliardi. Tre miliardi e mezzo sono stati dirottati altrove con una scelta politica, non contabile. Questo significa una cosa sola: il Governo nazionale ha deciso di depotenziare e definanziare il Ponte, facendolo entrare in un binario morto“.
“Quelle risorse – spiega De Luca – sono state destinate a ZES, aiuti alle imprese e caro materiali: scelte che condivido nel merito. Ma si tratta di spese definitive, non recuperabili in futuro. Oggi, dunque, il Ponte sullo Stretto risulta sottofinanziato di almeno 3,5 miliardi, ai quali si aggiungono ulteriori 2-3 miliardi che verosimilmente emergeranno con il progetto esecutivo, che ancora non esiste”.
“Schifani liberi gli 1,3 miliardi del FSC”
“Chiedo al presidente Schifani di intervenire immediatamente per chiedere la riprogrammazione e lo svincolo di quel miliardo e tre. Sono risorse della Sicilia e devono tornare nella disponibilità della Regione per essere utilizzate a favore dei cittadini, delle infrastrutture e dello sviluppo reale del territorio”.
“Non c’è alcun approccio ideologico, Ponte sì o Ponte no ma solo un approccio pragmatico e responsabile: non si può continuare a giocare con i numeri e bloccare risorse fondamentali mentre si racconta che i lavori starebbero per partire. I conti non tornano, e qualcuno deve assumersi la responsabilità politica di dirlo”, conclude De Luca.
Aricò a De Luca: “Cofinanziamento della Regione previsto da legge dello Stato”
Arriva la risposta alle parole di De Luca da parte dell’assessore regionale alle Infrastrutture, Alessandro Aricò, che ha spiegato come al leader di Sud Chiama Nord probabilmente “sia sfuggita qualche pagina fondamentale: il cofinanziamento da 1,3 miliardi della Regione nasce, nero su bianco, nella legge di Bilancio dello Stato 2024 ed è stato poi attuato con l’Accordo di Coesione”.
“Il Ponte sullo Stretto non è un capriccio, ma un tassello strategico di un disegno più ampio che riguarda la Sicilia: l’alta velocità ferroviaria Palermo-Catania-Messina, la costruzione della Catania-Ragusa, l’ammodernamento della Palermo-Catania. Infrastrutture che finalmente si parlano tra loro. Se poi De Luca ha cambiato idea sulla costruzione del Ponte lo dica chiaramente invece di buttarla in caciara“, conclude.



