Nuove intercettazioni nell’inchiesta su appalti e nomine: nel mirino Cuffaro, Amata e il manager Caltagirone

Nuove intercettazioni nell’inchiesta su appalti e nomine: nel mirino Cuffaro, Amata e il manager Caltagirone

PALERMO – Emergono nuovi dettagli dall’inchiesta sul presunto “comitato d’affari” nella sanità siciliana, che secondo la Procura avrebbe gestito appalti, nomine e concorsi pubblici all’interno del sistema sanitario regionale. Al centro degli atti finisce ora un’intercettazione del gennaio 2024, registrata nell’abitazione dell’ex presidente della Regione Totò Cuffaro.

Alla conversazione, riportata nell’appello della Procura contro il rigetto di alcune misure cautelari, erano presenti – oltre a Cuffaro – l’assessora regionale al Turismo Elvira Amata e il manager Alessandro Caltagirone, poi nominato ai vertici dell’Asp di Siracusa.

Tutte le persone citate sono da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva, trattandosi di un procedimento in corso.

La nomina all’Asp di Siracusa e l’ipotesi dei pm

Secondo la ricostruzione della Procura, dietro la nomina di Caltagirone alla guida dell’azienda sanitaria di Siracusa ci sarebbe stata la volontà di indirizzare la scelta verso una figura considerata “fedelissima”, in grado – sempre secondo l’ipotesi accusatoria – di favorire gli interessi dei propri sponsor politici in vari ambiti, tra cui quello degli appalti.

Per questa vicenda, i pm hanno chiesto i domiciliari sia per Totò Cuffaro sia per Alessandro Caltagirone. Il gip ha rigettato la misura nei confronti del manager, mentre per l’ex governatore ha riqualificato l’originaria accusa da corruzione a traffico di influenze illecite, disponendo comunque una misura cautelare.

L’intercettazione: “Infilarlo nella terna” e il ruolo di Schifani e Schillaci

L’intercettazione riportata negli atti riguarda la discussione sull’inserimento di Caltagirone nella “terna” di candidati per la direzione generale.

In un passaggio, l’assessora Elvira Amata viene riportata mentre afferma, a proposito della formazione della lista di papabili: «Infilarlo appunto nella terna… ora Schifani con cui io parlerò su… secondo me intanto considerato che si parla di terna e di interlocuzione con un rettore è chiaro che il presidente è quello che ha più peso specifico?»

La stessa Amata, secondo l’intercettazione, prosegue: «Se però l’intervento si deve fare… cioè se… se… se pensiamo che Schifani si fa i ca… a cavoli suoi e non… interloquisce… cioè qualcuno ci deve parlare… cioè io ci parlo». A quel punto sarebbe intervenuto Totò Cuffaro, che avrebbe suggerito una strategia diversa: «No, ma secondo me non la devi affidare a Schifani, giocatela tu con Schillaci», in riferimento – secondo gli atti – al ministro della Salute Orazio Schillaci.

Il quadro accusatorio: “Caltagirone consapevole e coinvolto”

Per la Procura non ci sarebbero dubbi sul fatto che Caltagirone fosse consapevole del ruolo di intermediazione attribuito a Cuffaro e alla rete politica di riferimento.

Nell’appello contro il rigetto della misura cautelare al manager, i pm sostengono che Caltagirone fosse: «più che consapevole e coinvolto nell’intermediazione di Cuffaro, attivata su indicazione di Romano (Saverio Romano, coordinatore di Noi Moderati, ndr), per permettergli di ottenere la nomina a direttore generale in una delle aziende sanitarie della Regione Sicilia e che abbia, anzi, perorato unitamente a Cuffaro stesso la propria causa con gli interlocutori politici di riferimento».