La festa di Santa Lucia, l’arcivescovo Lomanto: “Testimonianza splendida del suo amore a Gesù”

La festa di Santa Lucia, l’arcivescovo Lomanto: “Testimonianza splendida del suo amore a Gesù”

SIRACUSA – Il Natale è ormai alle porte e testimone di ciò, oltre alle svariate luci sparse per la città e ai regali che si accumulano sotto l’albero, è anche la giornata di oggi: Santa Lucia di Siracusa. Una martire cristiana da secoli simbolo di luce e solidarietà, vera e propria bussola morale in quel buio che è l’inverno.

La storia di Santa Lucia di Siracusa

Secondo la leggende Lucia, promessa sposa a un patrizio, si dedicò alla fede cristiana in seguito a un pellegrinaggio a Catania sulla tomba di Sant’Agata, dove chiese una grazia per la madre colpita da una grave emorragia. Sul luogo però le apparve la stessa Agata, che la invitò ad aiutare i sofferenti.

Lucia tornò così a Siracusa, rompendo il fidanzamento e abbracciando pienamente la missione affidatole dalla martire. Iniziò così a spargere in giro la propria dote a favore dei più bisognosi, venendo però denunciata a Diocleziano, impegnato nelle persecuzioni cristiane, proprio dall’ex compagno.

Lucia venne così arrestata, subendo diverse torture e umiliazioni pubbliche, pur non negando mai la propria fede. Durante una testimonianza pubblica, poi, la donna affermò pubblicamente che “il corpo viene contaminato solo se l’anima acconsente”. Una volta detto ciò nemmeno sei uomini e sei buoi riuscirono a muoverla dal posto, tanto che la donna venne uccisa proprio il 13 dicembre.

Ai più piccoli viene poi narrato che la martire diede in dono, a un ragazzo innamorato di lei, i suoi occhi, riuscendo perfino a farseli ricrescere più belli di prima. Il ragazzo allora chiese che gli venissero regalati anche quelli ma, al rifiuto della donna, questi decise di ucciderla con una pugnalata al cuore.

santa lucia di siracusa

Una statua di Santa Lucia, rappresentata con i propri occhi come dono

La tradizione dietro la martire siracusana

La tradizione dietro la festività di Santa Lucia ha invece origine in seguito a un’usanza tipicamente contadina, registrata ad ogni solstizio d’inverno. Durante questa giornata infatti le campagne di Cremona, Bergamo, Lodi, Mantova e Brescia si impegnavano affinché chi avesse avuto i raccolti più generosi partisse per donarne una parte ai meno fortunati.

Quest’usanza, dettata dai principi di solidarietà, si è così protratta anche ai giorni nostri, diversificandosi in base alla regione. In Lombardia e in Trentino, ad esempio, i più piccoli sono soliti lasciare del cibo per l’asinello di Santa Lucia, contando sulla possibilità di trovare dei doni la mattina seguente.

Parallelamente in Sicilia la tradizione si lega in particolar modo al cibo con la cuccìa: un bollito condito nei modi più disparati, dal salato al dolce, riconducibile alla leggenda della carestia. La giornata, inoltre, è accompagnata anche dal voto di evitare pane e pasta.

Il discorso dell’arcivescovo Francesco Lomanto

A onorare la memoria della santa è anche l’arcivescovo Francesco Lomanto, durante l’uscita del simulacro di Santa Lucia dalla Cattedrale di Siracusa. Il presule, accolto dai cittadini in Piazza Duomo, si è così espresso:

“Un anno fa il compianto Papa Francesco ‒ a cui nella preghiera di suffragio va la nostra affettuosa gratitudine ‒ in occasione della traslazione temporanea del Corpo di Santa Lucia a Siracusa, ha scritto una lettera particolarmente significativa alla nostra Chiesa, con la quale raccomandava di stare accanto a Santa Lucia, di stringerci attorno a lei per stare dalla parte della luce, di rimanere nella luce, sebbene questo espone anche noi al martirio.

Chi sceglie la luce ‒ e decide di rimanere nella luce che è Gesù ‒ dice di no al buio del peccato, dice di no al compromesso del malaffare, dice di no all’oscurità della violenza e alla tenebra del male in ogni sua forma. Chi invece ‒ come Santa Lucia ‒ sta nella luce di Gesù non svende mai la propria dignità di figlio di Dio, operando sempre e comunque per il bene comune, mettendo con coraggio al primo posto il bene degli altri.

Per rimanere nella luce vera, dobbiamo fare nostro il segreto che ha illuminato la vita di Santa Lucia e l’ha sostenuta nelle prove del martirio. Come San Paolo, anche Santa Lucia ‒ al termine della sua esistenza ‒ ha potuto dire con fierezza «fidem servavi», «ho conservato la fede» in Gesù morto e risorto.

Carissimi fratelli e sorelle, come Santa Lucia anche noi abbiamo ricevuto la buona notizia del Vangelo, ma non basta. Dobbiamo imparare a vivere i tre momenti della fede“.

I tre momenti della fede

L’arcivescovo ha poi proseguito, aggiungendo:

“Il primo momento della fede è l’accoglienza dell’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo morto e risorto. Santa Lucia ha accolto l’insegnamento del Vangelo trasmesso dalla Chiesa e non ha mai ceduto alle lusinghe del paganesimo, mantenendo salda la sua fede in Gesù, senza mai conformarsi alle false dottrine del mondo. San Paolo diceva che se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede.

Il secondo momento della fede consiste nel vivere alla presenza di Cristo, facendo di Lui il centro unificante, stabile e perenne della vita, delle scelte e delle azioni. Non basta conoscere il catechismo a memoria, se poi non permettiamo a Dio di vivere nel quotidiano della nostra esistenza. Papa Leone XIV ci esorta: ‘Non limitatevi alla sola conoscenza teorica, ma vivete la vostra fede in modo concreto, sperimentando l’amore di Dio nella vostra vita quotidiana’ (Leone XIV, La forza del Vangelo, 28). Solo se Dio vive in noi, le nostre opere potranno essere luminose e splendenti come quelle di Santa Lucia che come San Paolo ha potuto affermare: ‘Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me’.

Il terzo momento della fede è credere insieme, vivere la fede in Gesù come Chiesa, come comunità cristiana che crede e spera nel Signore. Questa è la maturità della fede: crediamo insieme in Gesù, lo testimoniamo in un mondo che sta precipitando di nuovo nell’abisso del paganesimo. Rimaniamo uniti e ancorati nella fede di Gesù, per affrontare insieme le nuove sfide della storia, seminando il seme della Parola di Dio, affinché germoglino i frutti dell’amore di Dio”.

La lezione di Santa Lucia di Siracusa al popolo cristiano

Il presule ha poi invitato i presenti al ricordo degli insegnamenti impartiti dalla santa, concludendo:

“Mentre ci possiamo vantare di aver ricevuto l’annuncio del Vangelo da San Marciano, primo vescovo di Siracusa, inviato da San Pietro, di essere stati visitati dall’apostolo Paolo, di avere come Patrona la gloriosa Santa Lucia, di aver ricevuto il segno inesauribile delle Lacrime della Madonna, oggi abbiamo il dovere di accogliere, vivere e seminare insieme la fede in Gesù, affinché trionfi la luce di Cristo che vince le tenebre del male.

Santa Lucia, nostra sorella nella fede, ha lasciato la testimonianza splendida del suo amore a Gesù, che costituisce un tesoro prezioso per la nostra Chiesa e per la nostra Città. E noi non dobbiamo e non vogliamo disperderlo, anzi dobbiamo farlo crescere e diffondere sempre più. Sia la nostra festa l’impegno di vivere con Santa Lucia l’amore e la fede in Gesù”.