Sicilia soffocata dallo smog: il report Arpa sulla qualità dell’aria

Sicilia soffocata dallo smog: il report Arpa sulla qualità dell’aria

SICILIA – Un decennio di dati e un quadro che, in Sicilia, si fa sempre più complesso. L’ultimo rapporto sulla qualità dell’aria elaborato da Arpa Sicilia (basato sulle rilevazioni lungo l’intero 2024 e sull’analisi delle tendenze dal 2025) mostra un’isola dove gli inquinanti atmosferici, in molte aree, continuano a crescere. 

Una valutazione condotta attraverso il test di Kendall segnala tendenze chiare. In venti casi i valori degli inquinanti mostrano un progresso costante, mentre solo in nove situazioni emerge una riduzione significativa.

Il report sull’aria in Sicilia

Il documento Arpa sottolinea come siano soprattutto le aree urbane più trafficate a trainare verso l’alto le concentrazioni di biossido di azoto. Nel 2024, Palermo supera il limite annuale del PM10 e registra giorni oltre soglia in numero superiore a quello consentito; Catania oltrepassa il limite annuale del biossido di azoto e presenta numerosi episodi di superamento per ozono.

Gran parte di questi sforamenti è riconducibile alla circolazione su gomma, che l’agenzia quantifica come responsabile di circa il 60% degli ossidi di azoto emessi in Sicilia.

Il lavoro dell’Arpa non si limita all’ultimo anno, ma incrocia i dati di oltre sessanta stazioni fisse e diversi laboratori mobili installati sull’isola. Una rete che, dopo essere entrata pienamente a regime nel 2021, consente oggi di seguire l’evoluzione dell’inquinamento con continuità e di individuare le aree più fragili.

Il quadrante Siracusano e le norme EU

Nel quadrante di Augusta, Melilli, Priolo e Siracusa, la tendenza non è uniforme ma il peso della grande industria è evidente. In alcune stazioni, come quelle di AugustaMegara, aumentano sia il biossido di azoto sia gli idrocarburi non metanici.

Melilli mostra stabilità nel particolato, ma peggioramenti nel biossido di zolfo. A Priolo si registra una delle poche inversioni positive per alcuni inquinanti, pur a fronte di una crescita dell’idrogeno solforato, spesso causa di forte disagio olfattivo.

Le differenze fra le località evidenziano come la distribuzione delle emissioni industriali non sia omogenea e come i venti e l’orografia condizionino pesantemente la qualità dell’aria. La nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria, da rispettare entro il 2030, renderà la situazione ancora più difficile. Applicando i nuovi limiti, il 14% delle stazioni supererebbe il NO2, l’84% il PM10 e il 65% il PM2,5.