Giornata Internazionale della Disabilità: l’inclusione è un gesto quotidiano, non uno slogan

Giornata Internazionale della Disabilità: l’inclusione è un gesto quotidiano, non uno slogan

CATANIA – La Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, celebrata ieri in tutto il mondo, non è una semplice ricorrenza istituzionale, ma un’occasione per fermarsi a riflettere sul significato profondo di inclusione, un concetto spesso evocato ma ancora troppo poco praticato.

L’inclusione

Inclusione significa non soltanto abbattere barriere architettoniche, ma soprattutto superare quelle culturali, sociali e psicologiche che ancora oggi limitano diritti, opportunità e dignità di milioni di persone. È la capacità di costruire una società in cui ciascuno possa partecipare pienamente, senza essere ostacolato da pregiudizi o da una visione che identifica la persona con la sua disabilità.

Negli ultimi anni sono stati compiuti passi importanti: più attenzione nelle scuole, normative più moderne, sensibilizzazione crescente nei luoghi di lavoro. Ma non basta. L’inclusione reale si misura nella vita quotidiana, nella semplicità di poter salire su un autobus, entrare in un ufficio pubblico, accedere a una visita medica senza ostacoli o dover chiedere “permesso” per ciò che dovrebbe essere un diritto.

Ed è proprio qui che emerge il cuore della questione: l’inclusione non è soltanto una bella parola da citare nei discorsi, ma un atteggiamento concreto che si costruisce nei piccoli gesti quotidiani.

È offrire aiuto senza pietismo, parlare con chi è in difficoltà senza imbarazzo, lasciare spazio, dare ascolto, adattare un ambiente, scegliere parole rispettose. Sono azioni che spesso appaiono minime, quasi invisibili, ma che per chi le riceve possono rappresentare la differenza tra sentirsi parte di una comunità o sentirsi escluso.

L’importanza dell’ascolto

Inclusione significa anche ascolto: ascoltare le famiglie, le associazioni, i diretti interessati, che spesso conoscono meglio di chiunque altro le soluzioni possibili. Significa investire in formazione, tecnologie assistive, servizi adeguati, ma anche, e soprattutto, nella cultura del rispetto e dell’empatia.

Ogni persona, con o senza disabilità, arricchisce la comunità con il proprio sguardo e la propria esperienza. Una società inclusiva è più ricca, più intelligente, più giusta. È una società che non lascia indietro nessuno.

La giornata di ieri ci ricorda che c’è ancora molto da fare, ma ci invita anche a un impegno collettivo: trasformare l’inclusione da parola a pratica, da slogan a responsabilità. Perché la disabilità non è un limite della persona, ma un limite della società quando non è capace di accogliere.

Solo cambiando la nostra prospettiva potremo davvero costruire un mondo in cui tutti possano vivere con pari diritti, pari opportunità e pari dignità.

Intervista alla responsabile della cooperativa sociale L’Abbraccio

Ai nostri microfoni, in esclusiva, è intervenuta la responsabile della cooperativa sociale LAbbraccio.

“Dal ’90 viviamo ogni giorno la disabilità e la diversità – afferma – scoprendo, passo dopo passo, la bellezza e la ricchezza di persone uniche, capaci di educarci all’attenzione e al rispetto. Sono loro che ci insegnano cosa significa davvero inclusione.

Disabilità? Io faccio ciò che fanno gli altri, ma a modo mio. Da oltre trent’anni ripetiamo che la diversità e la disabilità non sono un limite, ma una ricchezza. Sono un’occasione per aprire le porte all’inclusione come vera esperienza di vita, non come concetto astratto.

Educare all’attenzione significa creare le condizioni affinché l’altro possa tirare fuori ciò che non riesce a dire o a fare. Significa esserci, osservare, accompagnare senza sostituirsi, ma valorizzando ogni capacità, anche la più piccola. La disabilità non si può eliminare, ma si può, anzi, si deve andare oltre. Solo così possiamo riconoscere e far emergere i talenti e le potenzialità che ogni persona possiede”.