MASCALUCIA – “Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza, la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente all’erta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo“.
Le parole che Giuseppe Fava affidò al Giornale del Sud l’11 ottobre 1981 oggi risuonano con sorprendente attualità. Non sono soltanto un richiamo al ruolo del giornalismo, ma un vero manifesto etico che continua a interrogare la società e chi, ogni giorno, cerca la verità.
A questo spirito si è ispirato l’incontro promosso dall’I.I.S. “Concetto Marchesi” di Mascalucia nell’ambito dell’azione progettuale per l’educazione civica 04 PTOLISS, in occasione del centenario della nascita di Fava, ucciso il 5 gennaio 1984 dalla criminalità mafiosa. L’iniziativa, volta a valorizzare un percorso di riflessione sul significato della libertà di informazione e del coraggio civile, è stata fortemente sostenuta dalla dirigente scolastica prof.ssa Benedetta Liotta e coordinata dalla referente del progetto prof.ssa Agata Cullurà.
Lunedì 24 novembre gli studenti hanno avuto modo di confrontarsi con Francesca Andreozzi, nipote del giornalista. La sua testimonianza, intensa e composta, ha aperto uno sguardo diretto sulla dimensione umana di Fava: l’impegno solitario, la fatica delle sue battaglie e la fermezza morale che non lo abbandonò nemmeno di fronte alle minacce più pesanti. Fino al tragico epilogo.
Gli studenti – giunti all’incontro già preparati sul tema dalla visione del film “Prima che la notte” sugli ultimi mesi di vita di Fava – hanno potuto approfondire, attraverso un documentario proposto, non solo il contesto storico e la statura morale del coraggioso giornalista siciliano ma anche le testimonianze di coloro che ne hanno condiviso idee e impegno.
Durante il dialogo con Francesca Andreozzi si è percepita un’attenzione autentica: domande, riflessioni spontanee, la consapevolezza che la vicenda di Fava non appartiene solo alla storia del giornalismo, ma alla storia civile del Paese. È emerso con chiarezza quanto la verità e la libertà di stampa rappresentino ancora oggi valori da difendere con determinazione.
A cento anni dalla sua nascita, il messaggio di Fava continua a parlare soprattutto ai più giovani: ricordare la sua figura significa riconoscere che la verità non è un concetto astratto, ma una responsabilità quotidiana. E che solo dove la verità trova spazio possono crescere giustizia e libertà.

In foto gli studenti con Francesca Andreozzi, nipote di Giuseppe Fava




