CATANIA – Ogni giorno ci svegliamo dentro una città tumultuosa, vittime di una confusione tanto quotidiana quanto estenuante. Un disordine che, spesso, ci rende ciechi di fronte a scenari impossibili da ammirare altrove, possano questi comprendere l’immensità dell’Etna o le urla tra i banconi della pescheria. Una bellezza che, però, non passa inosservata all’occhio di Louis Djalili, appassionato di cinema britannico trapiantato recentemente in Sicilia.
La ripresa del cinema in Sicilia, il video racconto di un regista britannico
La promessa di Louis è semplice: realizzare un lungometraggio antologico in Sicilia prima di compiere trent’anni, scadenza ormai lontana una cinquantina di giorni circa. L’obiettivo della pellicola, come lo stesso regista ha confessato, è di raccontare la terra del Vespro che lui osserva ogni giorno, dipinta come un vero e proprio mosaico di personaggi e relazioni.
Alla base del progetto vi è, infatti, un intrinseco sentimento di affetto, di cui è artefice iniziale la moglie siciliana, sfociato poi in un autentico innamoramento per la cultura trinacria, sia essa incarnata dagli sfondi cittadini o dalla gente del luogo.
“Il film è in parte un’antologia e in parte il viaggio di uno scrittore straniero che cerca di trovare il proprio posto raccontando storie siciliane“. Così Louis spiega il contenuto del suo lungometraggio. “Nel corso del racconto di queste storie, attraverso la forma dell’antologia, arriva a capire che trovare il proprio posto in Sicilia significa accettare di diventare, semplicemente, un altro strato di un’isola ricca di culture e di storia. Questa è l’idea essenziale, ma non mi sorprenderei se evolvesse col tempo!”.
La narrazione di un popolo, tra complessità e meraviglie
L’impatto che la Sicilia, quindi, ha avuto sul processo creativo di Louis è assolutamente evidente, tant’è che lo stesso regista ha ammesso: “Ci sono molte cose che amo della cultura qui, dalla generosità del popolo siciliano all’esplosività delle sue personalità. Mia moglie, ad esempio, pur essendo acese è molto diversa rispetto ai nostri amici di Catania“.
“Se, invece, andiamo oltre ciò che è semplicemente ‘attraente’ posso dire che le forze che mi hanno più affascinato sono, per esempio, quelle dell’autoconservazione. Lo si vede perfino – ha confessato scherzosamente – nel modo in cui la gente guida qui: le persone non guardano quando si immettono nel traffico, perché si aspettano che sia tu a guardarli e a non andar loro addosso. Una mentalità del ‘tu pensi a te, io penso a me’. Mi ha davvero affascinato e, allo stesso tempo, esasperato, come esaspera tutti qui!”.
“Ma certamente ci sono tantissime cose belle – ha poi aggiunto – e il motivo per cui esistono queste forti dinamiche è che la società, per troppo tempo, non si è presa abbastanza cura della propria gente, cosa che spero possa cambiare. Ovviamente queste sono solo osservazioni dopo appena un anno di vita qui, magari tra cinque o dieci anni vedrò tutto in modo diverso. La cosa importante da ricordare per ora è che amo la Sicilia e non vedo l’ora di restare qui a lungo”.
La quotidianità caotica del catanese
L’obiettivo del lungometraggio, però, è anche quello di raccontare la quotidianità di un popolo tanto caotico quanto quello catanese. A tal proposito infatti Louis ha voluto ricordare con entusiasmo una scena di cui lui stesso è stato testimone, raccontando: “Proprio ieri stavo registrando un video per il mio profilo Instagram quando ho sentito un uomo gridare mentre era sullo scooter, non lo vedevo ma lo sentivo. Poi eccolo apparire mentre girava l’angolo e si fermava, parcheggiando lo scooter. Una volta sceso ha poi continuato a urlare al telefono con chiunque fosse abbastanza sfortunato da essere dall’altra parte, per poi ripartire dopo un’escandescenza di urla e gesticolazioni tipicamente catanesi. Sembrava si fosse fermato solo per poter urlare meglio e l’ho adorato. Dovrò sicuramente inserirlo nel film”.
L’Etna: il soggetto ideale
Un ultimo intervento, infine, ha poi affrontato l’aspetto più “tecnico” delle riprese: la scelta degli ambienti o dei soggetti da inserire all’interno del lungometraggio.
“Se la domanda riguarda la Sicilia – ha risposto – credo che si possa indovinare, no? Deve essere l’Etna. È bellissima, feroce e potente. Ho anche realizzato un piccolo video a riguardo, in cui mi chiedevo: ‘Qual è l’effetto su una popolazione che vive vicino a un vulcano?‘. È stato molto divertente”.
“Oltre all’Etna – ha aggiunto infine – c’è da comprendere che io sono un ragazzo di Londra. La bellezza naturale della Sicilia non potrebbe essere più diversa da quella di Londra, o dell’Inghilterra. Quindi, per me, dietro quasi ogni angolo di Catania, Acireale, Taormina, Ortigia, Savoca, l’Etna o Centuripe, c’è una scena cinematografica!“.



