Omicidio Giuseppe Di Dio: Frasconà non risponde alle domande. I tre indagati restano in carcere

Omicidio Giuseppe Di Dio: Frasconà non risponde alle domande. I tre indagati restano in carcere

ENNA – Si è tenuta oggi l’udienza di convalida del fermo per i tre indagati per l’omicidio del 16enne Giuseppe Di Dio: secondo quanto si apprende, l’autore del delitto di sangue, il 20enne Giacomo Frasconà Filaro, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al Gip.

L’udienza per l’omicidio di Giuseppe Di Dio

L’interrogatorio si è svolto nel carcere di Enna Luigi Bodenza, davanti al Gip del Tribunale locale, Zelia Futura Maimone, e al Pubblico Ministero, Salvatore Interlandi. Frasconà – alla presenza del legale, Felice Lo Furno – non ha risposto alle domande ma ha deciso di rilasciare, invece, dichiarazioni spontanee per scagionare padre e fratello.

Questi ultimi, invece, hanno raccontato la loro versione dei fatti, spiegando di essere stati informati al telefono da un amico di Giacomo delle sue intenzioni e che volevano fermarlo per impedirgli di commettere l’atroce gesto. Hanno, inoltre, dichiarato di non sapere che il 20enne fosse armato e di non conoscere le sue intenzioni quando l’hanno lasciato davanti al bar.

Gli indagati restano in carcere

Ma il verdetto parla chiaro: restano in carcere i tre indagati, dopo la richiesta da parte del Pubblico Ministero di convalidare l’arresto e di applicare la convalida della misura cautelare.

Nel frattempo si attendono aggiornamenti sull’esame autoptico sulla salma di Giuseppe, prevista per oggi pomeriggio.

Dal “vero obiettivo” al presunto pestaggio: ci sono versioni discordanti

Recentemente, ai microfoni del TG1, è stato intervistato il giovane che si considera il “vero bersaglio” dei colpi di pistola esplosi davanti al bar, raccontando una presunta lite – risalente allo scorso 12 ottobre – in cui Giacomo e il fratello avrebbero preso a calci la sua auto.

Versione che potrebbe essere messa in dubbio da una dichiarazione dell’avvocato Lo Furno, che ha fatto invece riferimento a un presunto pestaggio “capitanato” da Giuseppe e che ha visto vittima il 20enne. Il tutto poco prima della tragedia. “Il mio assistito porta ancora i segni di quell’aggressione”, ha spiegato il difensore di Frasconà.