Il dolore di Palermo per la morte di Paolo Taormina. L’appello della Chiesa: “Il suo sangue sia un punto di svolta”

Il dolore di Palermo per la morte di Paolo Taormina. L’appello della Chiesa: “Il suo sangue sia un punto di svolta”

PALERMO – Arrivano anche le parole degli arcivescovi di Palermo e Monreale, Corrado Lorefice e Gualtiero Isacchi, sulla morte del giovane Paolo Taormina. Omicidio che, “sulla scia della barbara uccisione di Gesù di Nazareth, deve diventare “punto fermo per una svolta”.

L’arcidiocesi ha organizzato per sabato prossimo alle 21, nell’Atrio antistante la ChiesaS. Filippo Neri“, allo Zen, un incontro per ricordare Paolo e gli altri giovani vittime di violenza.

Gli arcivescovi di Palermo e Monreale sulla morte di Paolo Taormina

Nel messaggio degli arcivescovi si legge: “Che la vita di Paolo diventi segno di trasformazione delle nostre città, germe di rinascita. È vero, ce lo eravamo augurati già lo scorso aprile, dopo quella notte di sangue a Monreale. Oggi rinnoviamo la stessa speranza. Crediamo che il cambiamento sia possibile”.

“Pietrificati. Sgomenti. Ancora un giovane che toglie la vita ad un altro giovane. In modo brutale. Distrutte due vite, travolte famiglie, due in particolare. Il dolore e il turbamento ci travolgono”.

“Strazio del fallimento educativo di una famiglia che ha cresciuto un figlio ma senza trasmettergli il valore inalienabile e intoccabile della propria e altrui vita, senza far passare che la violenza brutale non appartiene all’identità vera degli umani. Quando ascolteremo la disperazione dei nostri giovani? Il vuoto che abbiamo fatto trovare loro?”.

“Sentiamo il fallimento della Chiesa e della società”: verso un cambiamento radicale

Proseguono ferocemente: “Come Vescovi sentiamo tutto il fallimento della Chiesa e della società. Non abbiamo risposte, ma domande alle quali non intendiamo sottrarci. Se non partiamo dai più poveri, dagli scarti umani generati dalla nostra cultura dell’indifferenza, dell’economia del profitto, del piacere sfrenato, del potere della forza, non potrà mai esserci una convivenza serena nelle nostre Città”.

Incentiveremo disuguaglianze, ingiustizie e, conseguentemente, sottocultura e violenza. Saremo noi, che ci reputiamo ‘giusti’ e meritevoli, gli sponsor invisibili (ma consapevoli!) delle perverse ‘strutture di peccato’ malavitose e mafiose”, concludono.