CATANIA – Presentato dalla difesa di Pietro Capuana, imputato nel processo dei “12 apostoli”, un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
La denuncia nasce da presunte gravi violazioni dei diritti fondamentali e la mancanza di un giudizio realmente imparziale.
Difesa di Capuana: “Violati diritti fondamentali”
Per l’avvocato di Capuana, Mario Brancato: “Questo processo ha mostrato fin dall’inizio profonde criticità. Ci troviamo di fronte a due versioni radicalmente contrapposte, che avrebbero richiesto un serio contraddittorio e un’analisi oggettiva delle prove. La difesa ha chiesto con insistenza di poter mettere a confronto accusati e accusatori, come previsto dalle regole di un giusto processo“.
“Eppure, questo diritto essenziale non ci è stato concesso. Un processo che nega il confronto diretto, che rifiuta la verifica delle accuse, non può dirsi equo. Al contrario, lascia emergere la sensazione che vi fosse già un convincimento preventivo, un pregiudizio che ha oscurato la serenità di giudizio. A questo si aggiunge la nostra istanza di ricusazione del Presidente del Collegio giudicante, dopo la pubblicazione di un post sui social ritenuto del tutto inopportuno e incompatibile con l’imparzialità richiesta a chi è chiamato a giudicare”.
”Pietro Capuana – conclude Brancato – non chiede privilegi, ma soltanto giustizia. Chiede che venga rispettata la sua dignità di uomo e i suoi diritti di imputato, perché un processo che parte dal sospetto e non dalla ricerca della verità non può essere considerato giusto”.
L’inchiesta
La Procura di Catania ha chiesto 16 anni di carcere nei confronti di Capuana e 15 anni per Fabiola Raciti e 14 anni ciascuno per Katia Concetta Scarpignato e Rosaria Giuffrida. L’accusa è di abusi sessuali nei confronti di alcune minorenni che frequentavano la comunità dell’Associazione Acca di Aci Bonaccorsi.