Congresso Ucpi a Catania, “processi lenti e interminabili”: la critica del vicepresidente del Csm

Congresso Ucpi a Catania, “processi lenti e interminabili”: la critica del vicepresidente del Csm

CATANIA – Una critica alla “lentezzadella giustizia, con processi interminabili che rischiano di compromettere, tra le altre cose, la veridicità dei ricordi dei testimoni. Questo il fulcro dell’intervento del vice presidente del Csm, Fabio Pinelli, intervenuto al congresso dell’Ucpi a Catania.

“Tutti noi – ha esordito – siamo chiamati all’affermazione di un diritto penale nuovo che preveda il rispetto autentico e non formale della persona che entra nel processo, le garanzie del cittadino proprie di uno Stato liberale, l’attenzione al principio di ragionevolezza, la tensione verso la prevedibilità della decisione, l’affermazione concreta della cultura del dubbio, la disintossicazione dall’eccesso di sanzioni, una pena che non leda il principio universale della dignità della persona, un carcere che smetta di essere luogo di morte“.

“La durata dei processi resta irragionevole, una patologia che – prosegue – mina la credibilità della giustizia e compromette i diritti fondamentali delle persone: è fin troppo evidente lo scarto tra affermazione dei principi sanciti dagli articoli 111 Costituzione e 6 Cedu e prassi giudiziaria”.

“Le cause dell’endemica lentezza della giustizia – ha aggiunto – sono molteplici: mancanza di risorse umane e organizzative, sovraccarico normativo, inadeguatezza degli organici, digitalizzazione incompleta e differenziata negli uffici. La giustizia lenta arreca un concreto vulnus al diritto di difesa: le proveinvecchiano“, i ricordi dei testimoni svaniscono, le tracce si disperdono. La lentezza diventa non solo una violazione dei diritti, ma anche la negazione della verità. La durata eccessiva – ha soottolineato Pinelli – mina la fiducia dei cittadini. Una giustizia che non arriva o che arriva troppo tardi viene percepita come ingiusta; e, quando la fiducia si incrina, si apre la strada al populismo giudiziario, alla ricerca di scorciatoie punitive, ad un’idea di giustizia più sommaria che equa”.

L’intervento del presidente La Russa: “No alla magistratura sottomessa al potere esecutivo”

Ha preso la parola in occasione del congresso etneo anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa: “Mi ribellerei a qualsiasi ipotesi che la magistratura possa essere sottomessa al potere esecutivo, questo lo escludo certamente e categoricamente”.