Don Pino Puglisi, 32 anni dalla scomparsa di un uomo che provò a cambiare il quartiere Brancaccio di Palermo

Don Pino Puglisi, 32 anni dalla scomparsa di un uomo che provò a cambiare il quartiere Brancaccio di Palermo

PALERMO – Era il 1993 quando Don Pino Puglisi perse la vita a causa di Cosa Nostra. 32 anni dall’omicidio di colui che si è speso per la comunità, educando e cercando di accompagnare sempre ragazzi/e sulla retta via.

Don Pino Puglisi, 32 anni dall’omicidio di un esempio di lealtà, forza e coraggio

Giuseppe Puglisi, conosciuto semplicemente come “Pino“, entrò in seminario già da giovanissimo. Infatti parte della sua adolescenza, dai 16 anni in poi, la trascorse lì, tra preghiere, consacrazione, momenti di riflessione e formazione.

Nasce e continua a vivere in uno dei quartieri più complessi di Palermo, ovvero Brancaccio. Un luogo da sempre pericoloso e ad alta densità criminale. Dopo diversi incarichi, da sacerdote a viceparroco e da rettore di una chiesa a insegnate, si trasferisce a Godrano, sempre nel Palermitano, dopo la nomina a parroco. Un paese già piccolo di per sé, decimato dagli omicidi provocati da una faida tra due cosche mafiose del posto, ovvero Barbaccia e Lorello.

Le difficoltà del quartiere Brancaccio di Palermo

Don Pino Puglisi però rimase lì per diversi anni, precisamente dal 1970 al 1978. In seguito tornò nel quartiere Brancaccio di Palermo, in cui ricopre vari compiti, tra cui l’insegnante di religione e matematica in alcune scuole di capoluogo e provincia. Nel frattempo però, quella zona era sotto il continuo controllo dei fratelli Graviano, mafiosi legati alla famiglia del boss Leoluca Bagarella.

Nel settembre del 1990, venne nominato parroco nella chiesa di San Gaetano, dall’arcivescovo Salvatore Pappalardo, e fin dall’inizio cerca di fare proseliti, nel tentativo di coinvolgere tanti giovani con iniziative, attività e progetti di ogni genere, per toglierli dalla strada. Senza il suo grande impegno sociale e civile infatti, molti di questi sarebbero rimasti coinvolti nei loschi giri della criminalità organizzata, dai quali poi è difficile uscire.

Don Pino Puglisi spesso, anche all’interno delle sue omelie durante la messa, “denunciava” comportamenti pericolosi dei clan. A quel punto la mafia, considerandolo un potenziale “problema” e sentendosi “disturbata” dalle parole del parroco, pensò che fosse il caso di “eliminarlo“.

Le minacce e l’omicidio

Cominciarono quindi ad arrivargli minacce di morte, a cui però Don Pino non diede molta importanza, intenzionato a non volersi piegare ai “voleri” di Cosa Nostra. Venne ucciso il 15 settembre 1993, in coincidenza proprio con il giorno del suo 56esimo compleanno. Il delitto si consumò in serata, verso le 20:40 circa, esattamente davanti al portone di casa, nel quartiere Brancaccio di Palermo.

Don Pino Puglisi arrivò come di consueto a bordo della sua Fiat Uno bianca. In seguito, scese dal veicolo e si recò all’ingresso della sua abitazione. Pochi secondi dopo si sentì chiamare da qualcuno, e nel voltarsi, venne raggiunto dall’esecutore materiale dell’omicidio, che lo freddò con una pallottola di pistola sparata a distanza ravvicinata, diretta alla nuca. Morì sul colpo, immediatamente.

Un paio di giorni dopo, il 17 settembre, si svolsero i funerali. Subito partirono le indagini per far luce sul caso, e quasi quattro anni più tardi, per l’esattezza il 19 giugno del 1997 furono arrestati, con l’accusa di omicidio nei confronti di Don Pino, il mafioso Salvatore Grigoli come esecutore materiale, insieme al complice Gaspare Spatuzza, che gli sottrasse il borsello, in modo da farla sembrare una rapina finita male.

Come mandanti dell’attentato invece, vennero individuati i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano, già arrestati nel ’94. Furono condannati anche gli altri componenti del commando mafioso di quella sera, ovvero Luigi Giacalone e Cosimo Lo Nigro.

La beatificazione di Don Pino Puglisi

Don Pino Puglisi è seppellito nel cimitero di Sant’Orsola a Palermo. Sulla sua tomba venne inciso un verso del Vangelo di Giovanni, che dice “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici“. La sua casa è stata poi aperta a tutti come un museo ecclesiastico, visitabile regolarmente.

Il 25 maggio 2013 è stato proclamato Beato, sul prato del Foro Italico di Palermo, davanti ad una folla di circa 100mila fedeli. Ogni anno vengono organizzate diversi eventi per ricordarlo e cerimonie di commemorazione, soprattutto nella sua città d’origine. Nel tempo, gli sono state dedicate parecchie opere, tra cui statue, una delle quali posta nel quartiere Brancaccio, sculture e murales, come quello recentemente realizzato nel Catanese.